Pensioni e Quota 41, ecco come stanno le cose e cosa è cambiato rispetto a un anno fa

Da Quota 41 per tutti alla pensione anticipata con 41 anni di contributi per pochi. Cosa cambia con la riforma 2024.
12 mesi fa
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quota 41 pensione
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La tanto attesa riforma delle pensioni verso Quota 41 si è trasformata in una prerogativa per pochi. Sempre meno. E’ una questione di costi e di soldi che mancano al punto che la politica, di fronte a scenari sempre più inquietanti per il futuro previdenziale italiano, ha le armi spuntate. Si tende quindi a rinviare sine die una riforma che la Lega e i sindacati chiedono a gran voce da tempo.

Quota 41, cioè la pensione anticipata con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età, resta una chimera.

Il governo sta tendenzialmente restringendo lo spettro delle uscite anticipate in più possibile e colpendo coloro che intendono lasciare il lavoro prima del tempo. Cioè prima del raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia (oggi a 67 anni). Restano quindi poche chances per uscire prima. Vediamole.

In pensione a 41 anni con Quota 103

L’architrave della riforma pensione 2024 si erige sul prolungamento per altri 12 mesi di Quota 103. Vale a dire la pensione anticipata con 41 anni di contributi e 62 anni di età. Rispetto allo scorso anno, però, nonostante le pressioni per allargare la platea dei beneficiari, si andati in senso opposto introducendo nuove e pesanti restrizioni ai lavoratori che ne volessero approfittare.

Il calcolo della pensione avviene infatti solo con il sistema contributivo da quest’anno, il che implica un ricalcolo dell’assegno in senso negativo. Avendo alle spalle 41 anni di contributi (requisito minimo) circa un terzo dei versamenti subirebbe una penalizzazione e l’importo della pensione ne uscirebbe ridimensionato del 15-17% circa. Dipenderà dai singoli casi, ma tant’è la convenienza non c’è più rispetto al 2023.

Non solo. Anche i tempi di attesa della pensione (finestra mobile) si allungano. 7 mesi per i lavoratori del settore privato e 9 mesi per quelli del pubblico impiego. Quindi, dalla maturazione dei requisiti, bisognerà attendere ancora parecchio. Anche l’importo minimo erogabile dall’Inps fino al compimento dei 67 anni di età si abbassa a 4 volte il valore del trattamento minimo, circa 2.270 euro al mese.

Quota 41 per lavoratori precoci e militari

Con 41 anni di contributi si può andare in pensione anche avendo iniziato a lavorare in età precoce. Chi ha versato almeno 12 mesi di contributi prima di aver compiuto 19 anni di età, può accedere alla pensione anticipata senza limiti di età. Il trattamento si chiama pensione per lavoratori precoci, non ha subito variazioni con la legge di bilancio 2024. La prestazione è riservata, però, a coloro che si trovano anche in condizioni di fragilità, come essere disoccupati, caregiver o invalidi.

La domanda di pensione va presentata all’Inps entro il 1 marzo 2024 per chi ha maturato i contributi necessari al diritto. Ma può essere inoltrata anche successivamente, entro il 30 novembre 2024, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili: per l’anno entrante sono state aumentate a 90 milioni di euro (+10 milioni rispetto al 2023) e saliranno a 120 nel 2025.

In pensione anticipata con 41 anni di servizio può andare anche il personale militare. Come si recepisce dal Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze pubblicato in gazzetta ufficiale il 17 ottobre 2023, i militari appartenenti alle forze armate e di pubblica sicurezza possono andare in pensione dopo 41 anni di lavoro senza limiti di età. E’ prevista, però, una finestra mobile di 15 mesi, il che scoraggia chiunque a lasciare anzitempo il servizio.

Riassumendo…

  • La riforma pensioni con Quota 41 per tutti resta una chimera.
  • Si può uscire dopo 41 anni di lavoro con Quota 103, ma non conviene.
  • Invariati i requisiti di Quota 41 per i lavoratori precoci e personale militare.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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