La pensione è una prestazione spesso legata ai redditi da lavoro e può essere sospesa in alcuni casi. Se il beneficiario non ha altre entrate oltre a quella dell’Inps può stare tranquillo. Ma se lavora e percepisce redditi da lavoro elevati, il rischio che possa essere interrotto il pagamento della pensione è concreto. Non tutti lo sanno ed è quindi bene fare un po’ di chiarezza.
Il caso più noto è quello della pensione ai superstiti il cui importo dipende dai redditi da lavoro del beneficiario.
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Pensioni e redditi da lavoro quando scatta la sospensione
Le pensioni ordinarie non prevedono vincoli per cui è permesso percepire altri redditi da lavoro che possono essere cumulati con la rendita Inps. Alcuni limiti, invece, sono previsti per le pensioni anticipate con Quota 100, Quota 102 o Quota 103. In questi casi la sospensione del pagamento della prestazione scatta al superamento della soglia di reddito da lavoro di 5.000 euro all’anno. Soglia che decade al raggiungimento dei 67 anni di età quando si matura il requisito per la pensione di vecchiaia.
Il divieto di cumulo è però previsto anche per altre prestazioni, come quelle erogate dall’Inps per gli assegni di invalidità civile, impropriamente definiti come pensioni di invalidità. Anche in questo caso, superati certi limiti di reddito singolo e/o familiare, il pagamento è sospeso. Idem per il mancato superamento della revisione sanitaria per coloro che sono soggetti a controllo e percepiscono indennità economiche da parte dell’Inps.
Anche l’anticipo pensionistico previsto con Ape Sociale è soggetto a vincoli di reddito.
Il modello RED
Per comunicare i redditi percepiti dal pensionato che lavora, qualora la sua prestazione sia soggetta a vincoli reddituali da lavoro, è necessario compilare e inviare all’Inps il modello RED. Il documento non è altro che una dichiarazione dei redditi lavorativi percepiti dal pensionato che permette all’Inps di verificare se sussistono i requisiti per proseguire con l’erogazione regolare della pensione.
In assenza di questo modello, quando previsto dalla normativa, l’Inps sospende in ogni caso e in via cautelativa il pagamento della pensione. Salvo poi riprenderlo nel caso di trasmissione tardiva. Ogni anno l’Istituto, a tal fine, avvisa i pensionati lavoratori dell’obbligo di presentazione della dichiarazione e della relativa scadenza.
Questa dichiarazione è rivolta in particolare a coloro che percepiscono pensioni integrate al minimo, sociali o ai superstiti. Oltre ai beneficiari di tutte quelle prestazioni che dipendono anche da redditi diversi da quelli di pensione. Prestazioni per le quali l’Inps chiede di sapere i redditi percepiti durante l’anno per mantenere attivi i pagamenti.
I pensionati all’estero: anche per loro vale la regola dell’incompatibilità tra pensioni e redditi da lavoro?
Altro caso di rischio di sospensione della pensione riguarda i pensionati italiani che risiedono all’estero e non comunicano per tempo, ogni anno, l’esistenza in vita. In questo caso, l’assegno viene dapprima sospeso e poi eliminato.
Ogni anno l’Inps, in collaborazione con Citibank, dà corso a una campagna di verifica di esistenza in vita dei pensionati che si sono trasferiti all’estero. Le attestazioni devono pervenire in tempo utile onde evitare che la pensione venga sospesa e poi revocata d’ufficio.
Riassumendo…
- La pensione può essere sospesa in caso di presenza di redditi da lavoro superiori alla soglia consentita.
- Non tutte le pensioni sono soggette a rischio di sospensione pagamento.
- Per comunicare i redditi da lavoro realizzati bisogna inoltrare all’Inps apposita comunicazione (modello RED).