In base alle ultime indiscrezioni sulle eventuali nuove misure della riforma delle pensioni, c’è un dato chiaro e incontestabile. Le nuove pensioni saranno tutte o quasi con il ricalcolo contributivo della prestazione. Ma cosa significa questo e perché i lavoratori sono tutti preoccupati da questa novità? I chiarimenti sono obbligatori, perché in effetti molti credono di essere sonoramente penalizzati dalla novità, mentre in effetti così non è.
“Buongiorno, mi chiamo Davide, lavoratore in procinto di andare in pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi.
“Salve, volevo capire come quantificare il taglio della pensione di quota 103. Infatti il mese prossimo raggiungerò i requisiti per questa pensione, ma se perdo troppo potrei decidere di continuare a lavorare.”
“Gentili esperti, sono una dipendente del settore privato e sto pensando ad andare in pensione nel 2026 visto che raggiungerò 41,10 anni di lavoro. Ma è vero che la mia pensione sarà calcolata con il sistema contributivo? Sento dire che opzione donna taglia del 35% la pensione solo per il fatto che si usa il calcolo contributivo. Io ci rimetterò lo stesso?”
Pensioni: ecco chi ci rimette davvero con il calcolo contributivo di quota 41, quota 103 e di tutte le altre misure
I quesiti sopra riportati sono solo 3 delle centinaia di email che i lettori ci mandano e che riguardano nello specifico il calcolo contributivo delle pensioni. Il solo nominare il calcolo contributivo mette paura. Anche perché nella maggior parte delle guide che si leggono sul WEB su questo argomento, tutti sostengono che la penalizzazione sia enorme.
Invece molto cambia da caso a caso, da lavoratore a lavoratore e da carriera a carriera. Oggi per esempio ci sono già due misure che hanno nel calcolo contributivo la regola.
Calcolo contributivo significa che la pensione verrà liquidata in base all’ammontare dei contributi versati e non in base alla media delle ultime retribuzioni percepite come invece prevede il calcolo retributivo. Un sistema evidentemente più equo, dal momento che chi versa di più giustamente prende di più.
Ma rispetto a chi poteva far valere retribuzioni nettamente più elevate rispetto alla media soprattutto negli ultimi 12 mesi di lavoro, il taglio di assegno può essere ingente.
Taglio di pensione con il calcolo contributivo, cosa si perde per davvero
In teoria il taglio di assegno che possono subire lavoratori e lavoratrici che escono con una misura contributiva rispetto ad una retributiva, può davvero superare il 30%. ma dipende da che genere di carriera è stata ottenuta in tutta la vita lavorativa. Oggi vige il calcolo misto della pensione. Quindi, una parte di pensione è calcolata con il metodo retributivo sui periodi di lavoro svolti prima dell’entrata in vigore della riforma Dini. Cioè prima del 1996. L’altra parte invece è calcolata sui periodi di lavoro nel sistema contributivo, e quindi dopo il 1995.
Il lavoratore che ha meno di 18 anni di versamenti prima del 1996, avrà una pensione calcolata con:
- metodo retributivo fino al 31 dicembre 1995;
- metodo contributivo per gli anni successivi.
Però per chi ha versamenti abbondanti prima del 1996, ovvero ha almeno 18 anni di versamenti prima di quell’anno, avrà una pensione liquidata con il metodo misto e cioè:
- metodo retributivo fino al 31 dicembre 2011;
- metodo contributivo per gli anni successivi.
Le regole di calcolo e gli esempi sui veri penalizzati
Come evidenza vuole, i più penalizzati saranno quanti rientrano nella seconda casistica.
E quindi saranno penalizzati di più quelli che hanno da rinunciare a molti anni di lavoro che in origine dovevano valere per il calcolo retributivo della prestazione.
Meno elevato è il taglio per chi invece, già di base, avrebbe diritto ad un calcolo della pensione, per lo più con il contributivo. Prendiamo ad esempio un lavoratore che ha iniziato a lavorare nel 1990. Anche senza obblighi o accettazione incondizionata delle regole contributive, la sua pensione sarebbe retributiva solo per i primi 6 anni di carriera (dal 1990 al 1995). Evidente che il taglio di pensione per un soggetto di questo genere è praticamente irrisorio avvicinandosi come è, più ad un contributivo puro (lavoratore che ha iniziato a versare dopo il 1995) che ad un misto.
Sono in isopensione ex art. 4 Legge Fornero da Ottobre 2022 dopo quasi trentasei anni di contribuzione e maturerò i requisiti per la pensione di vecchiaia con calcolo misto nel 2027. Conserverò il calcolo misto anche in presenza di una riforma a partire dal 2025 che dovesse prevedere contributivo esteso a tutti ?
Io ho cominciato a lavorare nel settembre 1989 e seppure in quegli anni lo stipendio fosse basso, quando faccio la simulazione sul sito INPS con i due metodi, la differenza tra i due risultati si avvicina al 15%
Non so che calcoli faccia l’INPS, ma la differenza non è irrisoria