Serve crescita economica, non una soluzione facile
In definitiva, fintantoché la dinamica demografica non sarà positiva in Italia, la facile soluzione di importare immigrati per coprire i disavanzi dell’Inps si rivelerà efficace solo nel breve termine, a meno di non immaginare di sostituire progressivamente gli italiani con altre etnie, cosa che funzionerebbe sul piano previdenziale per qualche decennio, salvo dare seguito allo stesso problema.
Spiace e colpisce che Boeri non si sia concentrato su un altro aspetto delicato per i conti dell’ente da lui guidato: la bassa occupazione. In Italia, su 100 persone in età lavorativa (15-64 anni) a risultare occupati sono appena 57-58, mentre in Germania il dato sale a 74. Nel lungo periodo, stando all’impegno sottoscritto con il Trattato di Lisbona, l’obiettivo di tutta la UE sarebbe di tendere a un tasso di occupazione dell’80%, che per il nostro mercato del lavoro significherebbe disporre di 8-9 milioni di maggiori occupati. Senza volere sconfinare nella velleità, ci si potrebbe accontentare per il momento di tendere alla media europea del 65%, che in ogni caso comporterebbe quasi 3 milioni in più di occupati rispetto ad oggi. (Leggi anche: Lavoratori italiani sono pochi e sgobbano più dei tedeschi)
Con questi numeri, l’Italia riuscirebbe a garantire la sostenibilità della previdenza con soluzioni strutturali e non grottesche. Il sistema a ripartizione, che lega le diverse generazioni da un vincolo di solidarietà che sa di cappio, si regge su un equilibrio garantito da crescita salariale e rapporto non crescente tra numero di pensionati e quello degli occupati. In entrambi i casi, la soluzione passa per la crescita dell’economia, il vero problema cronico italiano.
Altro che ipotizzare che chi sbarca sulle coste siciliane stia correndo a pagarci la pensione.