Due delle misure pensionistiche più importanti, più particolari ma anche più utilizzate al giorno d’oggi sono senza dubbio la quota 41 per i precoci e l’Ape sociale. Due pensioni, di cui è possibile parlare insieme perché la platea dei beneficiari è identica. Infatti dopo le modifiche all’Ape sociale nel 2024, le due platee dei potenziali beneficiari delle due misure sono state equiparate. Tantissimi nostri lettori ci chiedono insistentemente quale conviene. Ed in risposta proprio a questi quesiti, ecco una sintetica guida ad entrambe le misure con tutte le differenze che ci sono tra le due.
Ape sociale e quota 41, ecco i beneficiari
Nel 2024 possono sfruttare l’Ape sociale e la quota 41 per i lavoratori precoci e andare in pensione moltissimi lavoratori. Si tratta di 4 categorie molto particolari. Fino al 2024, l’Ape sociale aveva una platea più vasta, perché le attività lavorative che permettevano di uscire con questa misura, erano maggiori rispetto alla quota 41. nel 2024 invece tutto uguale e quindi sia per l’Ape sociale che per la quota 41 precoci gli interessati sono:
- addetti al lavoro gravoso;
- invalidi al 74%;
- caregiver;
- disoccupati.
Le attività di lavoro gravoso previste sono 15 e sono:
- conciatori di pelli e di pellicce;
- addetti ai servizi di pulizia;
- addetti allo spostamento merci o facchini;
- conducenti di camion o mezzi pesanti in genere;
- conducenti treni e personale viaggiante di ferrovia;
- guidatori di gru o macchinari per la perforazione nelle costruzioni;
- infermieri e ostetriche che operano su turni in sala operatoria e sala parto;
- maestre ed educatori di asilo nido e scuola dell’infanzia;
- operai edili o addetti alla manutenzione degli edifici;
- operatori ecologici e addetti alla raccolta o alla separazione dei rifiuti;
- addetti all’assistenza di persone non autosufficienti;
- lavoratori dell’agricoltura e della zootecnia;
- pescatori;
- marittimi;
- siderurgici.
Il lavoro gravoso sia per la quota 41 precoci che per l’Ape sociale deve essere stato svolto per almeno 6 degli ultimi 7 anni.
Ecco come sfruttare le due misure come caregiver, invalidi e disoccupati
Per gli invalidi, in entrambe le misure bisogna essere stati riconosciuti disabili in misura non inferiore al 74% dalla commissione medica invalidi civili ASL. Per i caregivers invece, bisogna che l’assistenza al parente invalido disabile grave sia partita da almeno 6 mesi prima di presentare domanda. Prevista anche la convivenza, sempre da 6 mesi tra richiedente una delle due pensioni e disabile. Vale anche la convivenza nello stesso immobile, con lo stesso numero civico ma in interni differenti. Per i disoccupati, in entrambi i casi occorre che l’interessato abbia percepito interamente la NASPI. La differenza è che mentre per l’Ape sociale basta aver chiuso con la disoccupazione INPS, per la quota 41 bisogna attendere tre mesi dall’ultima disoccupazione INPS percepita.
Pensione limitata, tagliata e forse penalizzata con l’Ape sociale, nella quota 41 no
Le differenze più marcate tra le due prestazioni però si hanno sul calcolo e sull’importo della prestazione. Oltre naturalmente che sui requisiti di accesso. La quota 41 infatti può essere presa senza limiti di età con 41 anni di contributi versati. Purché almeno 12 mesi siano stati versati anche in maniera non continua, prima dei 19 anni di età. E purché 35 anni siano effettivi da lavoro (non si contano nei 35 anni i figurativi da malattia e disoccupazione). L’Ape sociale invece si completa con 30 anni di contributi per disoccupati, caregiver e invalidi e 36 anni per gli addetti alle mansioni gravose. E in ogni caso, almeno 63 anni e 5 mesi di età per l’accesso. La Quota 41 non ha limitazioni di importo della prestazione. Il pensionato prende ciò che effettivamente gli spetta in base ai contributi che ha accumulato. L’Ape sociale invece prevede il tetto massimo di pensione fruibile non oltre 1.500 euro.