La riforma pensioni può attendere. O forse non è nemmeno necessaria e non si farà nulla. Le aspettative dei lavoratori per il 2023 stanno lentamente scemando col passare del tempo senza che se ne parli più.
Il governo ha infatti approvato il Documento di Economia e Finanza (Def) senza fare cenno alla tanto attesa riforma pensioni, pilastro importante su cui si regge il bilancio dello Stato. In pratica non è stata presa in considerazione.
Si prende tempo sulla riforma pensioni
Con la guerra in Ucraina la riforma pensioni è passata in secondo piano.
Ecco quindi che montano le preoccupazioni perché se Draghi non ha fatto cenno alla riforma pensioni vuol dire che non la vuole fare. Tanto che le trattative coi sindacati sono ormai arrivate a un punto morto.
Prendere tempo e lasciare le cose come stanno sembra quindi essere il motivo conduttore del governo in fatto di pensioni. Del resto, se non si tocca nulla all’ordinamento esistente, non ci sarà nemmeno quello sconvolgimento che si teme.
Già oggi si va in pensione coi requisiti previsti dalla Fornero, cioè a 67 anni di età o con 41-42 anni e 10 mesi di contributi versati. A parte quota 102 che interessa poche migliaia di lavoratori, ci sono le deroghe di Opzione Donna e Ape Sociale.
Cosa potrebbe succedere dal 2023
In attesa dell’evoluzione degli eventi in Ucraina e delle elezioni politiche della primavera 2023 è quindi ragionevole credere che il governo non spinga sulla riforma pensioni. I partiti che lo sostengono non intendono sporcarsi le mani scontentando i lavoratori.
Meglio quindi lasciare le cose come stanno, in perfetto stile politico italiano. E finché ci sono altre priorità da perseguire – come ha ribadito Draghi – ci sarà poco da fare per implementare a una vera riforma pensioni entro fine anno.
Sul tavolo ci sono Ape Sociale, Opzione Donna e Quota 102 che potrebbe benissimo trovare applicazione anche nel 2023. Poi, fatta la nuova legislatura e il nuovo governo, si vedrà.