Pensioni meno di 1.000 euro al mese? Una realtà per il 70% dei pensionati italiani

Il 70% dei pensionati vive con meno di 1.000 euro al mese, una somma che continua ad essere insufficiente a coprire le spese quotidiane.
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Foto © Pixabay

Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Pensioni dell’INPS, la maggioranza dei pensionati italiani si trova a dover vivere con un assegno mensile di pensione inferiore ai 1.000 euro.

Una cifra che, alla luce dell’aumento del costo della vita e delle difficoltà economiche attuali, appare sempre più insufficiente a garantire un’esistenza dignitosa.

Pensioni meno di 1.000 al mese: una fotografia preoccupante

Le rilevazioni dell’osservatorio INPS evidenziano che circa il 70% dei pensionati percepisce una pensione che non supera i 1.000 euro al mese. Questo significa che milioni di persone devono affrontare spese quotidiane, bollette, affitti e cure mediche con una somma che spesso non riesce a coprire le necessità basilari.

L’incremento del costo della vita, trainato dall’inflazione e dai rincari nei settori energetico e alimentare, ha reso ancora più gravosa la situazione di chi deve sopravvivere con pensioni modeste. A fronte di prezzi in costante aumento, il potere d’acquisto di chi vive con meno di 1.000 euro mensili si riduce drasticamente.

L’impatto dei rincari sulla vita quotidiana

Negli ultimi anni, l’inflazione ha colpito in modo significativo beni essenziali come generi alimentari e servizi, con un impatto diretto sulle fasce più vulnerabili della popolazione. Gli anziani, spesso privi di altre fonti di reddito, risentono maggiormente dell’aumento dei costi. E si trovano costretti a ridurre le spese anche su voci fondamentali come salute e benessere.

Le bollette dell’energia elettrica e del gas hanno subito incrementi rilevanti, mentre i prezzi degli alimenti di base continuano a salire. In questo contesto, una pensione di 1.000 euro al mese o meno non consente di far fronte adeguatamente alle necessità quotidiane, lasciando molti pensionati in condizioni di precarietà economica.

Pensione meno di 1.000 euro al mese: disparità nel sistema previdenziale

Un ulteriore elemento critico riguarda le differenze tra le diverse categorie di pensionati. Mentre alcuni beneficiano di assegni più elevati, grazie a contributi versati su stipendi più alti o a regimi pensionistici più favorevoli, una fetta consistente di ex lavoratori si trova a ricevere pensioni basse. Frutto di carriere lavorative discontinue o di impieghi caratterizzati da retribuzioni contenute. Poi c’è la rivalutazione annuale che certamente non basta. La rivalutazione pensioni 2025 è stata davvero irrisoria con nemmeno 3 euro in più al mese.

Le disparità territoriali accentuano ulteriormente la problematica. Nelle regioni meridionali, dove il tasso di disoccupazione è storicamente più alto e il lavoro nero ancora diffuso, le pensioni tendono a essere mediamente più basse rispetto al Nord Italia. Questo crea uno squilibrio che incide sulla qualità della vita di molte persone anziane.

La situazione attuale rende evidente la necessità di una riforma del sistema previdenziale che tenga conto delle nuove sfide economiche e demografiche. L’invecchiamento della popolazione, unito alla riduzione del numero di lavoratori attivi, sta mettendo a dura prova la sostenibilità del sistema pensionistico.

Riassumendo

  • La maggioranza dei pensionati – Il 70% percepisce meno di 1.000 euro al mese.
  • Aumento del costo della vita – L’inflazione riduce il potere d’acquisto delle pensioni basse.
  • Disparità territoriali e lavorative – Le pensioni sono più basse nel Sud e tra ex lavoratori precari.
  • Necessità di riforma – Serve una revisione strutturale del sistema previdenziale per garantire pensioni dignitose.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

2 Comments

  1. ma e’ semplicissimo….cambiare da versamenti inps o casse a TASSAZIONE l’attuale prelievo in eta’ lavorativa per poi dare in eta’ pensionabile una cifra UGUALI PER TUTTI: se si guadagna tanto per bravura o specializzazione ben venga, ma che questo porta questa disparita’ a fine attivita’ e’ una invenzione malsana basata appunto sul fine del prelievo

  2. se avessimo dei governanti che veramente lavorano per il popolino, che veramente mantengono le promesse elettorali….il modo piu’ elementare per alzare il netto e’ ridurre la tassazione oggi al 23% per queste citate, coptendo l,ammanco con la tadsazione generale che in italia di certo non mancano le voci. vota antoniooooooo

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