Marina Militare nella bufera dopo lo scandalo delle pensioni gonfiate. Evidentemente andare in pensione 7 anni prima della generalità dei lavoratori con tutti gli onori non basta più. Il meccanismo di truffa ai danni dello Stato vede oggi un maresciallo dell’Arma di stanza a Roma indagato insieme ad altre 20 persone per aver intascato mazzette in cambio di trattamenti previdenziali più alti del dovuto a favore di colleghi.
L’operzione che ha portato al seguestro di 650 mila euro è corrodinata dalla Procura della Repubblica di Roma.
Scandalo pensioni gonfiate in Marina
Questa volta a balzare agli onori della cronaca, non solo i falsi invalidi civili che ormai quasi non fanno più notizia, ma anche pensioni gonfiate fra le fila dei militari della Marina Militare. A finire nella rete degli investigatori un graduato dell’arma che aveva accesso a importanti e delicate funzionalità per la gestione delle pratiche pensionistiche della Marina Militare.
Nel dettaglio – si apprende dai primi rilievi dell’attività investigativa riportati anche da Infodifesa – il maresciallo si introduceva abusivamente nelle piattaforme informatiche Inps maggiorando voci e importi delle retribuizioni dei colleghi prossimi alla pensione. Quindi l’Inps, ignaro di tutto e fiducioso di quanto registrato, liquidava le prestazioni pensionistiche. In cambio erano corrisposte mazzette fino a 15 mila euro. Fatti che rislagono fra il 2015 e il 2020.
Il danno emergente è ai danni dello Stato e della Pubblica Amministrazione. La Marina ha fatto sapere si costituirà parte civile, così come l’Inps per il danno subito nell’immagine se sarà dimostrata in fase processuale la colpevolezza del maresciallo sottoposto a indagini per i fatti fraudolenti contestati.
Quanto prende di pensione un marinaio
Detto questo viene da chiedersi fino a che punto valga la pena esporsi a simili rischi quando i militari godono, ai fini pensionistici, di ampi e vecchi privilegi che la generalità dei lavoratori può solo sognarsi. La riforma Fornero del 2012 aveva infatti lasciato invariati i requisiti dei militari per ottenere la pensione, nonostante le pressioni di sindacati e partiti per un intervfento che riguardasse anche loro.
Ricordiamo che i militari e il personale addetto alla pubblica sicurezza, compresi i vigili del fuoco, vanno ancora in pensione di vecchiaia a 60 anni ( graduati fino a 65). Cioè al raggiungimento di quel limite ordinamentale risalente agli anni 70 e che, nonostante l’allungamento della speranza di vita, nessuno è ancora riuscito a modificare, anche solo per un senso di equità sociale.
La pensione, grazie agli scatti riconosciuti dal fondo perequativo, è calcolata con i parametri previsti per i lavoratori di 67 anni. Sicchè, quello che un tempo era considerato un vantaggio adeguato e riconosicuto per la delicatezza e i rischi del servizio svolto, oggi possiamo tranquillamente dire che è diventato un privilegio a tutti gli effetti.
E visto che si continua a parlare di tagli alle pensioni per contenere la spesa previdenziale, forse sarebbe bene che il governo considerasse l’opportunità di toccare anche l’ordinamento che disciplina il pensionanento dei militari e delle forze di polizia. Non sempre e solo tutti gli altri lavoratori, a cominciare da quelli appartenti al resto della pubblica amministrazione che, pur lavorando per lo Stato, non godono di simli vantaggi.