Dai disabili ai più bisognosi, le pensioni minime dovranno salire a 1.000 euro. Lo riafferma Silvio Berlusconi in una recente dichiarazione televisiva sgombrando il campo a ogni dubbio sulla fattibilità.
In Italia manca un sostegno ai pensionati più in difficoltà. La crisi Covid, l’inflazione e il caro bollette stanno facendo scivolare lentamente una buona fetta di popolazione non più attiva verso la povertà. Portare le pensioni minime a un livello dignitoso è quindi un segno di equità sociale e civiltà.
Pensioni minime a 1.000 euro per 13 mensilità
Per Berlusconi le risorse finanziarie per alzare le pensioni minime ci sono, anche volendo finanziare l’intervento a livello generale.
Ma la ricetta di Berlusconi prevede interventi graduali per le pensioni minime. Dapprima sui meno abbienti, cioè coloro che vivono solo di pensione e non hanno altre entrate. Come i disabili e le famiglie mono rendita. In questo caso si andrebbe a guardare se uno percepisce una o più pensioni (la media in Italia è di 1,4).
Poi andando ad selezionare i redditi singoli e familiari. Proprio come è stato finora fatto per il reddito di cittadinanza utilizzando l’Isee. Questa seconda selezione lascerebbe fuori buona parte di coloro che percepiscono oggi pensioni minime inferiori a 1.000 euro, ma beneficiano di altre entrate e possiedono patrimoni diversi.
Così la platea dei beneficiari si ridurrebbe numericamente. E di conseguenza anche la spesa dello Stato che sarebbe, a questo punto, ampiamente sostenibile. Contrariamente a quanto si dice, potrebbe costare non più degli interventi già fatti col reddito di cittadinanza o con Quota 100.
Maggior sostegno ai disabili
Innalzare le pensioni minime a 1.000 euro sarebbe anche la strada più corretta per completare quel percorso suggerito dalla Corte Costituzionale due anni fa.
“uno dei temi sui quali più insisto in questa campagna elettorale è l’aumento delle pensioni d’invalidità, come di quelle per gli anziani, ad almeno 1.000 euro mensili per 13 mensilità. Una cifra anche troppo esigua, soprattutto nelle grandi città del Nord“.
In Italia i disabili sono spesso impossibilitati a conseguire altri redditi oltre a quelli che passa l’Inps. Pensioni di invalidità e assegni sociali sono a tutti gli effetti insufficienti a garantire l’esistenza di chi sfortunatamente non può più lavorare.
Si tratta del 5% della popolazione, quasi 3 milioni di individui che, a causa di infortuni o di malattie sono costretti a campare con pochi soldi. Serve quindi una legge che intervenga in maniera decisa dapprima nei confronti di queste persone e poi per tutti coloro che non arrivano a fine mese.