Pensioni minime: a ottobre aumentano del 2,2%, ma non per tutti

A ottobre aumentano le pensioni minime. L’importo della rendita sale del 2,2% grazie all’anticipo sulla rivalutazione 2023 varato dal governo. Vale anche per la tredicesima.
2 anni fa
1 minuto di lettura
pensioni minime
Foto © Licenza Creative Commons

Aumentano le pensioni minime a ottobre. Col decreto Aiuti bis l’incremento dell’importo della rendita mensile integrata al minimo salirà del 2,20% anticipando parzialmente l’effetto dell’inflazione 2022.

A conti fatti, una decina di euro in più. Ma non per tutti. Solo coloro che rispondo a determinati requisiti per i quali si ha diritto alla integrazione al trattamento minimo di pensione scatterà l’aumento. Per chi ha una soglia di reddito superiore a 35 mila euro non ci sarà alcun adeguamento.

Di quanto aumenta la pensione minima

Ricordiamo che l’importo della pensione minima, o meglio della pensione ordinaria integrata al minimo, è pari a 524,35 euro per il 2022. Cifra che salirà a 525,39 euro con il recupero dello 0,2% dell’inflazione previsto da gennaio 2023.

Da ottobre, però, i pensionati potranno beneficiare di questo conguaglio, a partire da gennaio 2022 (perequazione automatica). Oltre all’anticipo del 2% stabilito dal governo quale acconto sulla rivalutazione degli assegni 2023 in base ai dati sull’inflazione del primo semestre di quest’anno.

Quindi, come saranno calcolate le pensioni mini da ottobre 2022? In base ai calcoli, i beneficiari percepiranno 535,90 euro al mese, inclusa la tredicesima mensilità. Oltre a ciò, col il rateo di ottobre saranno corrisposti anche gli arretrati a partire da gennaio, vale a dire circa 104 euro una tantum.

Chi ha diritto al trattamento minimo

L’integrazione al trattamento minimo di pensione non è automatico. Si ottiene a domanda dell’interessato qualora ve ne siano i presupposti.

Non tutti hanno diritto alla pensione minima, ma solo coloro che rispondono a determinati requisiti reddituali. Possono beneficare della integrazione solo coloro hanno iniziato a lavorare prima del 1996 e la loro pensione è liquidata col sistema di calcolo misto. Quindi restano escluse, ad esempio, tutte le pensioni derivanti dalla Gestione Separata. E tutte quelle che non prevedono la liquidazione con il sistema di calcolo contributivo puro, come Opzione Donna.

Il diritto sorge solo se sono rispettati determinati limiti di reddito. Per il pensionato non coniugato tale limite è pari a 2 volte il trattamento minimo pensionistico (6.823,40 euro). Mentre per il pensionato coniugato, è necessario che il reddito complessivo non superi di 4 volte il trattamento minimo (13.646,82 euro) , fermo restando il limite di cui sopra per il beneficiario. I redditi da dichiarare nella domanda sono tutti quelli assoggettabili a Irpef e a tassazione separata.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

Lascia un commento

Your email address will not be published.

truffe bonifici
Articolo precedente

La causale nel bonifico che molti usano e che mette in allerta il fisco

Bonus 200 euro
Articolo seguente

Nuovi ammessi al bonus 200 euro bis anche senza busta paga di luglio: ecco i casi particolari