Pensioni minime, rialzo nel 2024? Quanto potrebbero aumentare

Dall'Inps arrivano conferme sull'incremento delle pensioni minime tra il 2023 e il 2024: ecco come potrebbero cambiare gli importi
1 anno fa
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Pensioni minime aumento

Un ulteriore scatto per le pensioni minime in proiezione 2024. Un’ipotesi per il momento, comunque interessante nell’ottica del sistema previdenziale che, durante il prossimo anno, accompagnerà i lavoratori in uscita.

Pensioni minime aumento

All’orizzonte, infatti, si profila la possibilità che il trattamento base possa essere portato a 700 euro. Si andrebbe quindi a livellare al rialzo l’importo per alcune categorie di pensionati. In realtà qualche conferma è arrivata dall’Inps, che ha parlato di un incremento riconosciuto per legge ai titolari di pensioni di importo pari o inferiore al trattamento minimo.

E l’Istituto cita anche il periodo di riferimento, ossia dall’1 gennaio 2023 al 31 dicembre 2024. In sostanza, l’aumento non riguarderà solo l’anno venturo ma sarà proiettato anche all’indietro, in direzione dei dodici mesi dell’anno in corso. Lo scatto pensionistico è stato disposto dalla Legge 197/2022, in relazione all’andamento del tasso di inflazione. E, per il 2023, è stato inquadrato su 1,5 punti percentuali per i pensionati con trattamento pari o minore rispetto agli importi minimi e di età al di sotto dei 75 anni.

Per quel che riguarda il 2024, si andrà ancora più in alto, toccando i 2,7 punti percentuali senza considerare limiti anagrafici. Si tratta, a ogni modo, di una disposizione alida una tantum, pensata per tamponare il deficit nel potere d’acquisto dei contribuenti. Senza contare che, parallelamente, anche per gli assegni previdenziali con importo superiore a quattro volte il minimo è scattato il meccanismo di adeguamento. Aggiustamento però inferiore rispetto a quello utilizzato lo scorso anno. Una decisione presa per favorire l’adattamento delle pensioni più basse al periodo di inflazione.

Pensioni minime, come funziona il meccanismo di adeguamento degli importi

Nell’ottica della riforma strutturata attesa nel 2024, è probabile che l’adeguamento stabile dei trattamenti minimi vada oltre tale soglia. Anche perché, in assenza di un sistema base per il meccanismo previdenziale generale, è quantomeno difficile immaginare una soglia minima a 1.000 euro entro un lasso di tempo così breve.

In questo senso, lo step dei 700 euro potrebbe rientrare come passaggio chiave per un avvicinamento progressivo alla quota attesa. Comunque sempre in riferimento ai pensionati che abbiano compiuto i 75 anni di età. Non va dimenticato, peraltro, che la rivalutazione degli importi (questi pari oggi a 563,74 euro) andrà di pari passo all’aumento accertato dell’inflazione sulla base dei dati Istat. Questo significa che, considerando buone le previsioni del Def, ci si attesterebbe poco sopra il 5%. L’importo minimo sarà quindi incrementato a circa 600 euro grazie al conguaglio del 2022, pari allo 0,8%.

Quota 700 si raggiungerebbe con la rivalutazione straordinaria già decisa dallo Stato con la Legge di Bilancio, il cui 2,7% porterebbe gli importi a 615,09 euro. È probabile però che, a fronte di un aumento sostanziale dei consumi di base, il Governo possa decidere di stanziare ulteriori risorse per avvicinarsi più velocemente alla soglia dei 1.000 euro. Per quel che concerne le pensioni ai superstiti cointestate, gli incrementi ci saranno ma saranno ripartiti tra i beneficiari, peraltro in base al trattamento relativo spettante. La maggiorazione del 6,4%, riconosciuta a partire dal mese successivo, riguarderà i pensionati che hanno compiuto (o compiranno) i 75 anni durante il 2023. Non cambierà nulla sull’incidenza delle maggiorazioni sul reddito: gli importi saranno soggetti a Irpef ma non saranno rilevanti per le prestazioni connesse al reddito.

Riassumendo…

  • è confermato l’aumento delle pensioni minime tra l’1 gennaio 2023 e il 31 dicembre 2024;
  • l’adeguamento degli importi terrà conto del tasso di inflazione ma anche dell’età anagrafica dei contribuenti, almeno per il 2023;
  • gli importi maggiorati non rileveranno per le prestazioni collegate al reddito.

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