Il trattamento minimo INPS è il parametro con cui l’INPS eroga le pensioni a chi, in base ai contributi versati e alle regole di calcolo del proprio trattamento pensionistico, riceve una pensione piuttosto bassa. Ogni anno, il trattamento minimo INPS è una delle cifre più importanti modificate a seguito della rivalutazione.
Oltre a determinare l’importo di una pensione, queste cifre stabiliscono anche delle soglie di accesso o di importo minimo per altre prestazioni. Inoltre, questo trattamento determina regole diverse di indicizzazione per le pensioni più alte.
Negli ultimi anni, il governo in carica ha aumentato il trattamento minimo per determinati pensionati, al fine di rendere più dignitoso il trattamento stesso. Si tratta di un aumento dell’importo di alcune pensioni superiore a quanto previsto dal tasso di inflazione. Questo fenomeno, in gergo, è definito extra aumento e vedremo a chi si rivolge.
Pensioni minime, ecco il trattamento che arriva a 616,67 euro, per chi?
Con la circolare numero 23 del 28 gennaio scorso, l’INPS ha aggiornato i trattamenti e gli importi di indennità, pensioni ed erogazioni in genere.
Tra le novità più importanti che emergono da questa circolare, senza dubbio, c’è la nuova soglia per il trattamento minimo INPS. Poiché si tratta dell’importo soglia delle pensioni più basse erogate dall’INPS, questo trattamento interessa una moltitudine di contribuenti.
Nel 2025, il trattamento minimo INPS è salito in misura piena rispetto al tasso di inflazione, come avviene per tutte le altre prestazioni fino a quattro volte il trattamento minimo.
Dal punto di vista delle cifre, il trattamento minimo INPS nel 2025 sarà pari a 603,39 euro al mese, con un incremento di pochi euro rispetto ai 598,61 euro del 2024. Chi percepisce una pensione inferiore a questo importo ha beneficiato di un incremento ulteriore del 2,2%. Ci riferiamo all’extra incremento previsto dalla Legge di Bilancio, che nel 2024 era pari al 2,7%.
Grazie all’incremento del 2,2% nel 2025, il trattamento minimo INPS è salito a 616,67 euro al mese.
Perché è fondamentale il trattamento minimo?
Come detto, il trattamento minimo INPS diventa fondamentale per alcuni aspetti oltre il semplice incasso della pensione. Esso è utilizzato per stabilire la rivalutazione di tutte le pensioni erogate dall’INPS. Solo le pensioni fino a 4 volte l’importo del trattamento minimo sono state rivalutate al 100% rispetto al tasso di inflazione. Questi trattamenti sono aumentati dello 0,8%, purché non superino i 2.413,56 euro.
Le pensioni che superano questa soglia hanno subito un taglio della rivalutazione, ma in modo progressivo. Il taglio impatta solo sulla parte di pensione superiore a 2.413,56 euro. Le pensioni fino a 5 volte il trattamento minimo sono aumentate dello 0,8% solo fino a 2.413,56 euro, mentre per la parte eccedente e fino a 3.016,95 euro l’aumento è dello 0,72%, cioè il 90% del tasso di inflazione. Per le pensioni oltre 5 volte il minimo, la perequazione è pari allo 0,60%, ovvero il 75% del tasso di inflazione.
Anche la quota 103 influenzata da queste novità
Il trattamento minimo INPS è importante anche per altri aspetti. Infatti, è il punto di partenza per determinare l’importo massimo di pensione spettante nel 2025 per chi esce dal lavoro con la quota 103.
La quota 103 è la misura che permette di andare in quiescenza una volta raggiunti almeno i 62 anni di età e maturati almeno i 41 anni di contributi.
La pensione di quota 103 è una prestazione calcolata esclusivamente con il sistema contributivo, risultando quindi penalizzante. Tuttavia, va detto che la pensione di quota 103 non può superare 4 volte il trattamento minimo INPS. Ciò significa che chi va in pensione con questa misura non potrà percepire un trattamento superiore a 2.413,56 euro al mese. Ecco spiegata l’importanza di quanto detto e perché, al cambiare delle soglie, l’impatto riguarda anche altre prestazioni previdenziali.