Quando si parla di calcolo della pensione, contributi e strategie, i lavoratori sono molto interessati. Vogliono capire cosa riusciranno a ottenere come rendita mensile una volta lasciato il posto di lavoro e andati in pensione. Una delle principali preoccupazioni dei lavoratori è l’importo della pensione futura. Tuttavia, un calcolo accurato non è semplice. Anche gli esperti in materia previdenziale incontrano difficoltà nel quantificare una prestazione pensionistica. Il sistema contributivo, rispetto al retributivo, ha regole più semplici che rendono il calcolo leggermente più facile.
Il quesito giunto in redazione
“Sono un lavoratore con 28 anni di contributi versati, ma ho un grande dubbio. Tutto ciò che si dice sulle pensioni mi fa pensare che devo stare attento ad alcuni passaggi propedeutici alla prestazione, perché rischio di essere penalizzato dal punto di vista del trattamento pensionistico. Vi espongo il mio quesito: i miei contributi versati sono tutti nel sistema contributivo, quindi dovrei avere diritto a una pensione calcolata con questo metodo. Ma potrei decidere di riscattare la laurea e il servizio militare, passando così alle regole retributive. Mi conviene? Inoltre, il mio datore di lavoro potrebbe licenziarmi, permettendomi di prendere la Naspi per due anni e arrivare a 67 anni giusto in tempo per andare in pensione. Quale strada dovrei percorrere?”
Pensioni, NASPI, contributi figurativi e tutto ciò che incide sul calcolo della prestazione
Il sistema pensionistico italiano è molto particolare e permette di sfruttare alcuni vantaggi in base alle scelte fatte, ma ogni scelta ha le sue controindicazioni. Un tipico esempio è la decisione di rimanere o meno nel sistema contributivo. Chi non ha contributi versati prima del 31 dicembre 1995 rientra completamente nel sistema contributivo. Questo include tutti i contributi versati, anche figurativi o da riscatto.
Il sistema contributivo calcola la pensione secondo questo metodo, ma per chi ha pochi anni di versamenti prima del 1996, cambia poco: il calcolo della pensione sarà comunque misto, con il metodo retributivo fino al 1995 e il contributivo successivamente.
Il calcolo contributivo: tutti i pro e i contro del passaggio tra i due sistemi
Per un soggetto come quello dell’esempio sopra, cambierebbe poco perché la maggior parte della pensione sarebbe calcolata con il metodo contributivo. Diverso è il caso di chi ha oltre 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995: il calcolo retributivo, notoriamente più favorevole, si estende fino al 31 dicembre 2011. Chi rimane nel sistema contributivo può però godere di vantaggi in termini di pensione anticipata, facoltà negata a chi è nel sistema misto.
Il contributivo consente di andare in pensione già a 64 anni con 20 anni di contributi, a patto che la pensione sia almeno pari a 3 volte l’assegno sociale (circa 1.603 euro al mese nel 2024). Per le donne con un solo figlio, la soglia scende a 2,8 volte l’assegno sociale; per quelle con più figli, a 2,6 volte.
Capire la convenienza delle scelte prima di andare in pensione
A 67 anni, ci sono alcuni svantaggi evidenti nel rimanere nel metodo contributivo. Tutti i lavoratori possono andare in pensione a 67 anni con 20 anni di versamenti, ma chi ha il primo accredito contributivo dopo il 31 dicembre 1995 deve raggiungere un importo della pensione non inferiore all’assegno sociale.
Inoltre, per i contributivi puri, la pensione di vecchiaia non prevede maggiorazioni e integrazioni, a differenza del sistema misto, che può rendere più dignitosa la prestazione pensionistica. Il riscatto della laurea o il riscatto del servizio militare possono determinare il passaggio da un sistema all’altro, con conseguenze diverse per ogni soggetto.
Valutare i pro e i contro di ogni scelta
Anche nel sistema contributivo, aggiungere contribuzione porta vantaggi perché aumenta i trattamenti pensionistici. La NASPI, essendo contribuzione utile, si somma a quella da lavoro e genera un trattamento maggiore.
Diverso è il caso del sistema retributivo, dove gli ultimi anni di lavoro incidono sulle retribuzioni percepite, e la NASPI, inferiore a uno stipendio vero e proprio, può ridurre l’importo finale della pensione.
Pertanto, è importante valutare attentamente la convenienza di ogni scelta in base alla propria carriera e situazione personale.