Dal 1996 in Italia è entrata in vigore la riforma Dini con il sistema contributivo che ha drasticamente cambiato le pensioni in Italia. Nessuno lo dice ma da quel giorno, la platea dei lavoratori e futuri pensionati è stata divisa in tre tronconi. C’è chi ha finito di versare i contributi nel 1995 è ricade nel regime retributivo. C’è chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 e ricade nel sistema contributivo. E poi ci sono quelli che hanno iniziato prima del 1996 ma continuano a versare anche dopo, e ricadono nel regime misto.
La prima categoria di lavoratori, cioè i retributivi al 100% sono praticamente scomparsi. Non esistono praticamente più lavoratori con carriera interrotta prima del 1996 e non ancora pensionati. Le altre due categorie invece sono ancora oggi esistenti, anche se si viaggia nella direzione della seconda, perché presto non ci saranno lavoratori che hanno iniziato prima del 1996 e non ancora pensionati.
Oltre che sulle regole di calcolo delle pensioni, la divisione dei contribuenti riguarda anche le regole di pensionamento. Perché per esempio, essere dei contributivi puri, penalizzante come importo, a volte lo è anche come possibilità di andare in pensione. Ma altre volte essere contributivi puri dà un vantaggio.
“Salve, ho 56 anni di età e ieri per la prima volta ho scaricato l’estratto conto dei miei contributi. Dal 1998, anni in cui ho iniziato a lavorare a luglio 2023, cioè alla data riportata come ultimo periodo di lavoro nell’estratto conto, ho esattamente 23 anni di contributi. Cosa dite, mi conviene già oggi recuperare i 12 mesi di servizio militare e i 5 anni di figurativi per la mia laurea? Mi dicono che possono scaricare dal reddito i soldi che spendo per il riscatto. Secondo voi faccio una cosa buona a farlo subito?”
Pensioni: non a tutti conviene riscattare laurea o servizio militare
Il nostro lettore parla di contributi da riscatto, perché questa è la via per portare come validi ai fini previdenziali, sia i contributi figurativi per il servizio militare che quelli della laurea.
E se dal punto di vista del calcolo della pensione forse, la scelta sarebbe obbligata e sarebbe per il riscatto subito e il rientro nel sistema misto, per le vie di accesso alle pensioni occorre attenzione massima. Perché non sempre il sistema retributivo è vantaggioso. Il lettore può riscattare i contributi del militare e quelli della laurea. Nel primo caso, nessun esborso a suo carico, perché il riscatto dei figurativi da servizio militare è gratis. Per la laurea invece no, tutto cambia. Infatti c’è da versare un corrispettivo.
Il riscatto della laurea, tra agevolazioni e corrispettivo da versare
Come si legge sul sito dell’INPS alla pagina dedicata al servizio del riscatto della laurea, accessibile mediate SPID, CIE o CNS (l’interessato può fare tutto da solo, ndr), serve aver conseguito la laurea. Infatti “il servizio permette di richiedere il riscatto del diploma di laurea o titolo equiparato, a fini pensionistici, per tutti coloro che hanno conseguito il titolo di studio e anche per soggetti inoccupati non iscritti ad alcuna forma di previdenza”.
L’operazione riscatto è irreversibile perché una volta pagato il corrispettivo, nulla più può essere fatto. Una precisazione questa che serve a chiarire che si riscatta questi periodi e in virtù di questa azione cambia regime previdenziale (passa dal contributivo al misto per esempio), non può tornare indietro. Ma perché uno dovrebbe tornare indietro e rinunciare a 5 anni di contributi in più? Perché per esempio, il nostro lettore, se resta un contributivo puro, può avere accesso alla pensione anticipata contributiva.
Come fare per evitare errori quando si tratta di riscattare contributi
Anche il solo servizio militare, che è gratuito e quindi alletta chi vuole aumentare di 12 mesi il suo montante contributivo, può sortire il medesimo effetto di cambio regime e perdita di una opzione per la pensione anticipata. La laurea che richiede un esborso, è più difficile da riscattare quanto mancano molti anni alla pensione. Anche perché il conto è salato. “L’onere di riscatto dei periodi del corso di studi universitario è determinato con le norme che disciplinano la liquidazione della pensione con il sistema retributivo o con quello contributivo, tenuto conto della collocazione temporale dei periodi oggetto di riscatto”, così spiega l’INPS sul portale ufficiale.
Esiste anche la versione agevolata del riscatto. Infatti con la versione scontata del riscatto, pagando circa 5.250 euro lordi per ogni anno riscattato si risparmia molto, perché con il riscatto classico si paga anche 4 volte tanto se non di più. Ma per godere dell’agevolazione serve che i periodi di studio ricadano completamente nel sistema contributivo, cioè devono essere successivi al 1995.
Ecco gli esempi di cosa può accadere se si ha troppa fretta con i riscatti
Gratis o meno, a corrispettivo agevolato o pieno cambia poco. Il riscatto dei periodi non coperti da contribuzione, andrebbe, secondo il nostro parere, fatto quando ci si avvicina davvero alla quiescenza. Oppure quando non ci sono dubbi sul rientro in un sistema previdenziale piuttosto che nell’altro. Come abbiamo detto, per il semplice fatto che per via del riscatto si diventa retributivi, si perde il diritto alla pensione anticipata contributiva. Misura che permette di lasciare il lavoro a 64 anni con 20 anni di contributi e assegno pari almeno a 2,8 volte l’assegno sociale.
Ma riscattare un anno di militare per esempio, può agevolare per la pensione di vecchiaia.
Quindi, ricapitolando, il nostro lettore riscattando i suoi figurativi, può perdere il diritto alla pensione a 64 anni, anche se si trova con la giusta contribuzione e con una pensione alta almeno 2,8 volte il valore dell’assegno sociale. Per contro però, può godere, riscattando i periodi, di una pensione di vecchiaia a 67 anni anche se non arriva ad un importo pari ad 1.5 volte l’assegno sociale.