Le pensioni costano troppo, oltre il 16% del Pil. Lo ha rilevato l’OCSE nel suo rapporto “Pensions at a Glance” invitando l’Italia ad alzare l’età anagrafica per andare in pensione o la spesa andrà fuori controllo. La priorità dovrebbe essere “aumentare l’età effettiva di ritiro dal lavoro” dato che al momento è a 62 anni, di due anni circa inferiore a quella media Ocse e di cinque più bassa rispetto all’età legale di vecchiaia (67).
L’Ocse fa notare che in Italia l’età di ritiro legale dal lavoro è 67 anni, 3 anni in più rispetto alla media dei Paesi Ocse ma che di recente “è andata indietro rispetto alle recenti riforme introducendo Quota 100“.
OCSE: aumentare l’età pensionabile e abolire quota 100
Per evitare che la spesa previdenziale vada fuori controllo nel giro di alcuni anni, l’OCSE chiede all’Italia di intervenire al più presto sul sistema pensionistico prima che sia troppo tardi. Così, l’aumento dell’età pensionabile effettiva in Italia “dovrebbe essere la priorità, evidenziando la necessità di limitare il pensionamento anticipato agevolato e di applicare debitamente i collegamenti con l’aspettativa di vita“. L’OCSE non lo dice apertamente, ma boccia di netto la riforma che ha introdotto quota 100 e auspica che vanga cancellata dal governo. E’ necessario, poi, “concentrarsi sull’aumento dei tassi di occupazione, in particolare tra i gruppi vulnerabili, il che ridurrebbe l’utilizzo futuro delle prestazioni sociali di vecchiaia“.
Giovani di oggi al lavoro fino a 70 anni
Ma come andranno le cose per i millenials e per chi ha 30 anni e sta lavorando? Se per chi si accinge a lasciare il lavoro con i requisiti previsti per la pensione di vecchiaia basteranno 67 anni di età fino al 2022, le cose cambieranno dal 2023 in avanti. Quasi sicuramente il miglioramento delle aspettative di vita comporterà un allungamento di 3 mesi dell’età pensionabile (le regole prevedono un adeguamento ogni due anni, agganciato all’aumento della longevità, da quantificare tramite apposito decreto), al punto che il 30 enne di oggi potrà andare in pensione nel 2058 non prima di aver raggiunto i 68 anni e 7 mesi di età.
Come saranno le pensioni future
Le pensioni future saranno penalizzate anche nella misura, oltre che sotto il profilo del maggior ritardo dal mondo del lavoro. Il sistema di calcolo futuro dell’assegno per chi oggi ha 30 anni sarà interamente fatto col sistema contributivo che è penalizzante rispetto a quello retributivo e misto utilizzato dall’Inps per chi si sta accingendo ad andare in pensione. Le stime degli esperti portano a considerare per il 30 enne di oggi una pensione nel 2058 pari al 60-65% della retribuzione se versa costantemente i contributi come lavoratore subordinato. Ed è la prospettiva migliore, poiché chi vanterà rapporti di lavoro discontinuo, autonomo o in diverse gestioni Inps, la pensione in percentuale rispetto alla retribuzione media potrà scendere anche a un terzo. Sarà quindi necessario organizzarsi per ottenere una pensione integrativa, con tutti i rischi annessi e connessi a questi tipo di previdenza complementare privata.
In pensione dopo i 70 anni
Tornano all’età e alle aspettative di vita, chi deve preoccuparsi maggiormente oggi sono i giovani lavoratori per i quali le aspettative di vita cresceranno di più e quindi saranno chiamati a prolungare maggiormente la permanenza al lavoro. Così, ad esempio, per un sessantenne l’età della pensione potrebbe oscillare tra i 67 anni e 4 mesi e i 67 anni e 11 mesi al massimo, ma per un 20 enne le proiezioni di Progetica sulla speranza di vita implicano una forbice molto ampia, di oltre cinque anni.