Parlare ancora di pensioni anticipate all’alba del 2022 è tema sempre più scottanre. Lo Stato non può più permettersi di spendere troppo per assicurare ai lavoratori l’uscita anticipata con le vecchie regole.
Quota 100, in questo senso, è stato un errore che peserà sul carico previdenziale dello Stato. A sottolineare la gravità della situazione è il presidente dell’Inps Pasquale Tridico che fa notare che con 23 milioni di lavoratori su 60 milioni di residenti, il sistema previdenziale traballa.
In pensione anticipata solo col contributivo
Sicché, alla ripresa delle trattative fra governo e sindacati per la riforma pensioni 2022, il quadro appare sempre più chiaro: basta pensioni anticipate col vecchio sistema.
Il meccanismo è quello già collaudato per Opzione Donna. Si può andare in pensione prima a patto che il calcolo della pensione avvenga per tutti i contributi versati col sistema contributivo. Si dà, quindi, un calcio al sistema misto.
Non ci sono alternative, è una questione di costi. Come trapela dalla Ragioneria Generale dello Stato, nel 2021 la spesa pensionistica è cresciuta ancora del 2% a causa di quota 100. E salirà ancora nei prossimi anni, inevitabilmente.
Per i sindacati la riforma è iniqua
Le trattative coi sindacati partono quindi in salita. Ammesso che si arrivi a una riforma pensioni nel 2022, sarà battaglia sul sistema di ricalcolo della pensione.
Secondo l’Osservatorio Previdenza della Cgil, emerge che il ricalcolo contributivo del trattamento pensionistico produrrebbe un taglio «importante e iniquo» che potrebbe anche superare il 30% dell’assegno lordo.
La Cgil fa notare che, ad esempio, per una retribuzione di 20 mila euro lorde con alle spalle 30 anni di contribuzione complessiva, di cui 15 anni di contributi versati nel sistema retributivo (ante 1996), la pensione lorda mensile sarebbe di 870 euro nel sistema misto.
Cifra che scenderebbe a 674 euro se il calcolo fosse fatto interamente col sistema contributivo, per un taglio di oltre il 22%.