Pensioni: opzione donna, valgono solo i contributi realmente versati

Per il raggiungimento dei requisiti minimi, l’Inps non terrà conto delle assenze per malattia, maternità o congedo parentale.
5 anni fa
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opzione donna

Come previsto dalla legge di bilancio 2019, le donne potranno andare in pensione prima rispetto agli uomini (opzione donna), cioè in deroga agli ordinari requisiti normativi, solo se disposte a subire una decurtazione significativa dell’assegno pensionistico. La riduzione della pensione scaturisce essenzialmente dal sistema di calcolo che l’Inps effettuerà esclusivamente con il sistema contributivo e che, in linea di massima, comporterà un taglio dell’assegno del 20-30%, a seconda dei casi.

Opzione donna: i requisiti

I requisiti per avere diritto alla pensione con l’opzione donna sono quelli di aver maturato un’anzianità contributiva pari a 35 anni al 31 dicembre 2018 e un’età anagrafica di almeno 58 anni per le dipendenti e 59 anni per le lavoratrici autonome, sempre al 31.12.

2018. La pensione verrà quindi erogata dopo 12 mesi dalla presentazione della domanda per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per quelle autonome. Tale opzione potrà essere esercitata in qualsiasi momento successivo alla maturazione dei requisiti, quindi anche a distanza di mesi qualora la lavoratrice volesse proseguire con l’attività lavorativa.

Il periodo di maternità è escluso dal calcolo

Attenzione ai contributi. Posto che il sistema di calcolo per accedere all’opzione donna è interamente contributivo, l’Inps terrà conto di quelle settimane coperte da contribuzione valide solo per la “misura”, cioè quelle per le quali vi è stato un reale accredito dei contributi per l’assicurato. La contribuzione figurativa per i periodi di disoccupazione, malattia, congedo parentale, ecc. sono esclusi. Mentre sono compresi i periodi coperti dai versamenti volontari e riscatto del periodo di laurea. Si pensi, ad esempio, ad una lavoratrice che nell’arco della vita lavorativa si è assentata complessivamente per 20 settimane a causa di malattia e 100 settimane per accudire i figli minori (congedo parentale): in questo caso l’Inps non terrà conto delle 120 settimane di copertura previdenziale ai fini del raggiungimento del requisito per andare in pensione con l’opzione donna.

I contributi validi per la pensione

Per il calcolo con il sistema contributivo valgono solo i contributi versati dopo il 31 dicembre 1995. Qualora l’assicurato non potesse farne valere a sufficienza per il raggiungimento dei 35 anni di copertura ai fini dell’opzione donna, dovrà chiedere all’inps la migrazione dal sistema di calcolo da retributivo a quello contributivo delle settimane lavorate (se ne ha) anche prima di tale data. Questo perché la legge prevede che i contributi versati prima del 1996 siano validi per il sistema di calcolo retributivo e quindi non valgono per ottenere la pensione aderendo all’opzione donna.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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