Dopo settimane di tentativi per trovare un accordo tra sindacati e Governo, arriva la fumata bianca. L’ultima novità sulle pensioni sembra ufficiale: è stato raggiunto l’accordo sulla pensione anticipata a 62 anni di età con 38 anni di contributi versati.
In tema di Riforma Pensioni, ci sarà ancora molto da fare ma questo primo accordo è un passo in avanti decisamente importante. Un’alternativa a Quota 100 (non rinnovata per il 2022), però, si può considerare valida se non prevede eccessive penalizzazioni.
Da quando si uscirà dal mondo del lavoro a 62 anni?
Pensioni: uscita a 62 anni, l’alternativa a Quota 100
Fino ad oggi le ipotesi avanzate in tema di pensioni anticipate sono state diverse: Quota 102, Quota 92, Quota 41, la doppia quota proposta dal presidente INPS Tridico.
La possibilità di prepensionamento a 62 anni potrebbe rappresentare non una scelta dei lavoratori ma una manovra mirata per evitare licenziamenti collettivi in previsione dello sblocco licenziamento a luglio. Difatti, il premier Mario Draghi ha pensato, tra le varie novità del DL Sostegni bis, alla possibilità di un sostegno aziendale per il prepensionamento a 62 anni dei dipendenti.
In tempi di crisi economica, finora il Governo ha garantito la Cassa integrazione e il divieto di licenziamento ma a luglio, con lo sblocco, non sono pochi i lavoratori che temono il licenziamento in tronco. Secondo i dati del Ministero del Lavoro e dell’INPS, una volta sbloccato il divieto dei licenziamenti, saranno a rischio circa 100mila posti di lavoro.
Il contratto di espansione sarà rivisto e corretto. Le aziende potranno usufruire dello scivolo pensionistico anziché pensare al licenziamento. Per incentivare il contratto di espansione (che fa parte delle manovre anti-crisi insieme al contratto di rioccupazione), Mario Draghi permetterà di usufruirne anche ad aziende con più di 250 o 100 dipendenti, non sarà più un’esclusiva per le imprese con oltre 1000 dipendenti.
Cosa pensano i sindacati
C’è da dire che il contratto di espansione è una misura rivolta solo alle grandi aziende ed esclude tanti lavoratori. In più, lo scivolo pensionistico manderebbe a casa a 62 anni i dipendenti con un assegno più basso di quello previsto per Quota 100.
Per i sindacati il contratto di espansione potrà essere un’alternativa nell’immediato ma non potrà risolvere del tutto il problema. E’ una misura di emergenza ma è preferibile pensare ad una soluzione definitiva per il prepensionamento.
I sindacati continuano a puntare su Quota 41 che consente ai lavoratori con 41 anni di contributi di andare in pensione in anticipo a qualsiasi età.