Le pensioni liquidate col sistema di Quota 100 si sono rilevate un mezzo fallimento. Sono solo 380 mila le domande presentate nel triennio di sperimentazione 2019-2021, ma dal punto di vista finanziario ci costeranno parecchio.
Le previsioni nel 2018 erano per 1 milione di richieste di pensione con Quota 100, ma evidentemente qualcosa non ha funzionato nei calcoli e i lavoratori hanno preferito temporeggiare. Questione di soldi, come sempre.
Quota 100, uno su due in pensione a 62 anni
Secondo i dati Inps, Il 46,8% delle domande accolte con Quota 100 è di persone con 62 anni di età.
Ed è proprio grazie all’elevata contribuzione che gli assegni di pensione sono risultati mediamente alti, soprattutto per i lavoratori dipendenti. Il sistema di liquidazione misto ha poi contribuito a rendere ancora più consistenti le rendite.
Su 379.860 domande accolte con Quota 100 – dice l’Inps – 186.298 sono di lavoratori dipendenti privati, 119.320 di dipendenti pubblici e 74.242 di autonomi. Gli uomini sono il 68,8% del totale e le donne il 31,2%, meno di un terzo. Le donne rappresentano però il 55,3% delle domande accolte nel settore pubblico, il 17,1% di quelle degli autonomi e il 21,4% di quelle del lavoro privato.
La rendita media supera i 2.000 euro al mese
Il dato che più sorprende, però, è l’importo medio della pensione. Gli autonomi ricevono 1.376 euro lordi al mese (1.088 le donne e 1.436 gli uomini), i dipendenti privati 2.088 euro (1.651 le donne e 2.206 gli uomini) e i dipendenti pubblici 2.161 euro (2.079 le donne e 2.262 gli uomini).
Il divario fra lavoratori autonomi e dipendenti riflette sostanzialmente la differenza di contribuzione. La media complessiva degli assegni liquidati con Quota 100, tuttavia, è di 1.971 euro al mese, nonostante vi sia stata una riduzione del 5,2% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 di età previsti per la pensione di vecchiaia.
Da una prima analisi dei dati, si evince che Quota 100 è stata un toccasana soprattutto per i dipendenti pubblici che rappresentano il 31% del totale. Un po’ meno per i dipendenti privati che comunque possono ancora usufruire degli scivoli previsti dai contratti di espansione e dei vari accordi aziendali.