Andare in pensione con Quota 103 da quest’anno non è più un’opportunità da sfruttare. Anzi è diventato penalizzante. Molti lavoratori ancora non conoscono bene le insidie del nuovo meccanismo studiato dal governo e che consente di anticipare l’uscita a 63 anni di età. Se qualcuno pensava che con la legge di bilancio 2024 il Parlamento avesse prorogato un’opportunità ai lavoratori, alla luce delle modifiche deve ricredersi.
Al di là del sistema di calcolo della pensione che da quest’anno avviene solo con il metodo contributivo, certamente più penalizzante, c’è un’altra trappola ben oliata dai tecnici ministeriali da tenere in considerazione.
Quando andare in pensione anticipata con Quota 103
Ma non è questo il punto. La riforma prevede anche il pagamento di un importo massimo di pensione per Quota 103 fino a 67 anni e l’allungamento delle finestre mobili. Fattore determinante per chi si accinge a sfruttare questa opportunità di uscita. Da quest’anno e per chi matura il diritto alla pensione anticipata entro il 31 dicembre 2024, i tempi di attesa del primo assegno Inps si allungano. Occorrono 7 mesi per i lavoratori del settore privato e ben 9 mesi per quelli del pubblico impiego. Ciò significa dover aspettare ancora parecchio prima di vedere arrivare i primi soldi della pensione in banca o in posta.
Per un lavoratore statale che ha 63 anni e raggiunge il requisito contributivo a giugno, ad esempio, la pensione partirà dal 1 aprile 2025. Per un lavoratore autonomo o dipendente del settore privato, che alla stessa data matura i 41 anni di contributi, si partirà dal 1 febbraio 2025.
L’incentivo alla rinuncia del pensionamento
Ma c’è un’altra trappola da conoscere. Come noto la legge prevede per coloro che maturano il diritto ad andare in pensione con Quota 103 un incentivo alla rinuncia (ex bonus Maroni). Il bonus consiste, su richiesta del lavoratore, nel riversare la contribuzione IVS a carico del dipendente direttamente in busta paga. Si tratta di un 9,19% di contributi che finiscono nella retribuzione anziché sul conto previdenziale e comportano un aumento del reddito disponibile a fronte di una leggera diminuzione della pensione futura.
Ebbene, il bonus Maroni come precisato dall’Inps in un recente messaggio, non decorre dalla data di maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi, ma dal primo giorno di pagamento della pensione liquidata con Quota 103. Cosa significa esattamente questo? Che per un lavoratore che intende trattenersi al lavoro per beneficiare dell’incentivo economico bisognerà considerare anche il tempo di decorrenza previsto dalla finestra mobile.
Pertanto chi matura i requisiti entro il 31 dicembre 2024 deve mettere in conto che l’incentivo decorrerà solo dalla data della prima decorrenza utile della pensione, come da esempio illustrato sopra. O come meglio illustrato dalla circolare Inps. Ciò implica che restare al lavoro non significa automaticamente poter sfruttare appieno i benefici della legge. Se a una lavoratrice dipendente mancano solo 10 mesi per ottenere la pensione anticipata con 41 anni e 10 mesi, l’incentivo durerebbe solo 3 mesi decidendo di trattenersi al lavoro. Addirittura solo 1 mese se trattasi di dipendente della pubblica amministrazione.
Riassumendo…
- L’allungamento della finestra mobile penalizza l’uscita con Quota 103.
- La pensione decorre dopo 7 mesi per i lavoratori privati e 9 mesi per quelli pubblici.
- Anche l’incentivo al posticipo arriva tardi rispetto alla maturazione dei requisiti per la pensione