La riforma pensioni Fornero sarà abolita. Parola del Ministro del Lvaoro Nunzia Catalfo che, a margine del Festival del Lavoro Anteprima 2020, ha promesso che dopo la manovra di bilancio il governo metterà subito mano alla riforma del sistema pensionistico italiano.
Per ora sono state assicurate le proroghe di quota 100, opzione donna e ape sociale, ma è del tutto evidente che il sistema pensionistico ha bisogno di essere riformato profondamente, sia per evitare lo scalone di quota 100 a fine 2022, sia per assicurare ai giovani d’oggi che vivono di lavoro precario e saltuario un dignitoso assegno pensionistico in futuro.
Abolire la riforma Fornero
Superare la legge Fornero è possibile – dice Catalfo – perché così come è stata concepita costringe a restare al lavoro persone che non hanno più energie sufficienti a produrre mancando al contempo la possibilità di liberare spazio ai giovani nel mondo del lavoro. Serve quindi una riforma che consenta di rendere più accessibile la pensione a chi ha lavorato almeno 35 anni e che consenta il turn over, anche se questo potrebbe comportare una leggera penalizzazione degli assegni, quelli che oggi vengono ancora liquidati in parte col sistema retributivo. Catalfo ha affermato che è essenziale una nuova riforma previdenziale e vi si inizierà a lavorare dal prossimo gennaio aprendo un nuovo tavolo di confronto tra esecutivo e parti sociali volto a superare definitivamente la legge Fornero che tante sofferenze ha creato nel nostro Paese.
I danni della riforma Fornero
Del resto, la riforma pensionistica del 2011, approvata dal governo Monti e che porta la firma del ex ministro del Lavoro Elsa Fornero, è stata definita dai più una riforma lacrime e sangue dato che, non ha solo innalzato l’età pensionabile, ma ha anche penalizzato l’importo degli assegni pensionistici facendoli slittare verso il calcolo contributivo rispetto a quello retributivo, più favorevole. La riforma ha avuto anche l’effetto dirompente di far esplodere la disoccupazione giovanile a soglie mai viste prima in Italia, bel oltre il 30% con punte del 50% al Sud, proprio perché costringe le persone oltre i 60 anni a restare ancora molto al posto di lavoro, soprattutto nella pubblica amministrazione.