Riparte la Commissione pensioni per la classificazione della spesa previdenziale e assistenziale. I lavori della Commissione, a cui partecipano sindacati e governo, è fondamentale per portare avanti l’importante riforma delle pensioni.
Come noto, in tema di pensioni, a fine anno scade quota 100. E in assenza di un intervento legislativo, si tornerà di colpo alle regole della Fornero. Esse prevedono la pensione di vecchiaia a 67 anni o, in alternativa, con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne).
Passo avanti verso riforma pensioni
Per evitare lo scalone è necessario quindi che si introduca, al posto di quota 100, la possibilità di lasciare il lavoro in anticipo prima dei 67 anni di età. La Commissione è deputata proprio a discutere, fra le altre cose, anche di questo aspetto essenziale.
Come richiesto dai sindacati, ora i lavori devono procedere celermente e portare all’obiettivo di certificare finalmente che la spesa per la previdenza in Italia è intorno al 12% del Pil, perfettamente in linea con quella europea.
Fine di quota 100
Come dicono Carmelo Barbagallo, segretario generale Uil Pensionati e Domenico Proietti, Segretario confederale Uil
“l’Italia deve smettere di inviare all’Europa dati inesatti, così da poter introdurre nel sistema principi di equità. Questa Commissione sulla spesa per previdenza e assistenza, come l’altra Commissione sulla classificazione dei lavori gravosi che deve essere anch’essa riconvocata prima possibile.
Hanno oggi una grande importanza, perché dai loro lavori possono arrivare contributi importanti in vista del confronto tra Governo e parti sociali sulla previdenza che, come anticipato ieri dal ministro Orlando, dovrebbe ripartire a breve e che deve portare, anche in considerazione della fine di Quota 100, a una diffusa flessibilità di accesso alla pensione, intorno ai 62- 63 anni“.
Serve quindi un provvedimento legislativo strutturale che ponga rimedio alle rigidità eccessive introdotte dalla legge Fornero. Una legge che elimini le iniquità, consideri che lavori e condizioni di vita e di salute dei lavoratori non sono tutti uguali.
Pensione flessibile
In questo senso e come ha recentemente detto il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, occorre prestare maggiore attenzione ai lavoratori fragili e disoccupati nell’ambito della riforma pensioni.
“Il completamento della riforma che aspettiamo da trent’anni dovrebbe prevedere una flessibilità spinta sull’aspettativa di vita e sui lavori che facciamo“.
I lavori gravosi e usuranti restano quindi al centro dell’attenzione per la Commissione. Bisognerà individuare meglio quali sono le categorie meritevoli di maggior tutela e offrire loro la possibilità di lasciare anzi tempo il lavoro. Distinti canali di uscita già esistenti sarebbero potenziati allargando l’elenco delle mansioni faticose. Per molti lavoratori vi sarebbe l’accesso all’anticipo pensionistico previsto per Ape Sociale (con almeno 63 anni di età).
La legge prevede il ricorso a tale misura solo fino alla fine del 2021, ma potrebbe essere prorogata e allargata ad altre categorie di lavoratori. Come i lavoratori fragili, cioè coloro che sono afflitti da particolari e croniche patologie morbose.