Il principale obiettivo di ogni lavoratore, avanzando con gli anni dopo una vita di duro lavoro, è quello di andare in pensione. È un luogo comune in Italia che le pensioni siano difficili da ottenere e abbiano requisiti onerosi. Così, raggiungere finalmente questo traguardo rappresenta un’autentica aspirazione per molti. Tuttavia, cosa accadrebbe se vi dicessimo che, una volta pensionati, si potrebbe rischiare di dover dire addio alla propria pensione e restituire i soldi all’INPS? Può sembrare insolito, ma le pensioni sospese e da restituire all’INPS non sono un evento raro, bensì una circostanza sempre più frequente tra i pensionati.
“Sto per compiere 63 anni e 5 mesi e ho già accumulato 38 anni di contributi. Ho lavorato sempre nell’azienda di mio fratello e ora desidero cogliere l’opportunità di pensionarmi immediatamente, soprattutto perché non è certo che questa misura sia ancora disponibile nel 2025. Tuttavia, non voglio interrompere completamente il mio lavoro. Pensavo piuttosto a una pausa estiva di due o tre mesi, dopodiché, se mio fratello ne avrà bisogno, potrei aiutarlo in qualche cantiere, ma non in tutti. Il divieto di cumulo tra pensione e lavoro mi preoccupa. Potete consigliarmi che tipo di contratto farmi fare da mio fratello?”
Pensioni sospese e da restituire, con queste due misure i rischi sono elevati
Fino allo scorso anno, l’APE sociale non imponeva vincoli sul cumulo di redditi tra pensione e lavoro. Oggi, però, la situazione è cambiata. Nel rinnovare la misura, i legislatori hanno aumentato l’età richiesta da 63 anni esatti a 63 anni e 5 mesi e hanno introdotto limiti che rendono la misura meno vantaggiosa di prima.
Le restrizioni già esistenti si sono intensificate, similmente a quelle previste per la quota 103 nel 2024, che non consente di lavorare durante i mesi in cui si fruisce della pensione anticipata.
L’unica eccezione ammessa per entrambe le misure è il lavoro autonomo occasionale, con un tetto di 5.000 euro di reddito annuo.
Attenzione ai disastri che si possono fare se le regole vengono seguite in malo modo: si rischia di finire nel caos delle pensioni sospese
Il nostro lettore intende continuare a lavorare, seppur saltuariamente, nel medesimo settore di sempre, presumibilmente l’edilizia. Qualsiasi attività lavorativa, sia da dipendente sia da autonomo, diversa da quella occasionalmente consentita, potrebbe seriamente compromettere la continuità della pensione.
Chi infrange queste regole rischia non solo la revoca della pensione, ma anche di dover restituire quanto già percepito durante l’anno solare in cui si è verificata l’infrazione.
Il lavoro autonomo occasionale e quali attività si possono svolgere per non perdere la pensione
Il lavoro autonomo occasionale, definito anche come collaborazione occasionale, non prevede subordinazione ad altri soggetti. È una forma di impiego non continuativa e non richiede l’apertura di una Partita Iva. Esempi tipici includono ex professionisti che forniscono consulenze o impartiscono lezioni private. Questo tipo di attività non si presta facilmente al settore edile, in cui il nostro lettore vorrebbe operare.
Ape sociale, limiti e vincoli che la rendono meno appetibile
Quindi, chi sta considerando la pensione con restrizioni al lavoro dovrebbe riflettere attentamente, per evitare le complicazioni delle pensioni sospese. Le cronache riportano che, per poche centinaia di euro di reddito, alcuni pensionati hanno dovuto restituire ingenti somme.
Sebbene alcuni tribunali abbiano contestato le cifre richieste dall’INPS, le regole sono chiare e l’interpretazione dell’INPS sembra appropriata. Inoltre, l’APE sociale spesso non basta a coprire le spese mensili, dato che non è adeguata all’inflazione, non prevede aumenti né la tredicesima.
Ecco quando i vincoli sulle pensioni vanno via
Va ricordato che il divieto di cumulare redditi da lavoro con quelli da pensione rimane in vigore fino ai 67 anni di età.