Le pensioni minime rischiano di non aumentare di 45 euro al mese. Da 525 euro a 570 euro circa, come proposto dal governo Meloni. La Lega ha infatti presentato un emendamento per evitare un eccessivo aggravio di spesa nel 2023.
Le intenzioni del Governo sono buone, ma come fa notare il sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon, il problema sono le risorse. Le pensioni minime in Italia sono circa 4 milioni, il 25% del totale. Un intervento del genere costerebbe allo Stato circa 2,5 miliardi all’anno.
Passo indietro sulle pensioni minime
Al Parlamento, quindi, l’ultima parola per valutare se incrementare o meno le pensioni minime di 45 euro al mese dal prossimo anno. Un intervento che, a conti fatti, rischia di costare veramente caro allo Stato perché ci sarebbero ricadute su tutta la spesa pensionistica.
Come noto, la perequazione automatica prevede dal prossimo anno un incremento degli assegni del 7,3% per adeguare le pensioni all’inflazione. Attualmente la legge prevede che le pensioni siano rivalutate al 100% solo fino a 4 volte l’importo del trattamento minimo. Da 4 a 5 volte la perequazione automatica non è piena e scende al 90%. Mentre sopra le 5 volte, la rivalutazione scende al 75%. In base al nuovo schema di rivalutazione pensioni, anch’esso al vaglio del Parlamento, dal 2023 si dovrebbero adottare sei nuove fasce per la rivalutazione delle pensioni:
- 100% fino a 4 volte il trattamento minimo
- 80% da 4 a 5 volte il trattamento minimo
- 55% da 5 a 6 volte il trattamento minimo
- 50% da 6 a 8 volte il trattamento minimo
- 40% da 8 a 10 volte il trattamento minimo
- 35% oltre le 10 volte il trattamento minimo
E qui sta il problema. Perché se si alza del 120% il livello delle pensioni minime, a cascata si dovranno rivalutare di più anche tutti gli altri assegni parametrati al trattamento minimo.
Rivalutazione extra solo per gli over 75
Ecco quindi spuntare l’idea di incrementare solo le pensioni minime degli over 75 per ridurre la platea dei beneficiari.
Ovviamente riconoscendo l’incremento solo agli over 75 le risorse economiche sarebbero redistribuite a vantaggio di una platea più ristretta di pensionati beneficiari del trattamento minimo. Senza rischiare di dover finanziare eccessivamente chi prende pensioni più alte.
Tutta una questione di soldi, insomma. Ma anche di tira e molla politici, dopo che la Lega ha dovuto ingoiare il boccone amaro di Quota 41 sotto le mentite spoglie di Quota 103 per questione di soldi e che restringe di molto la platea dei lavoratori aventi diritto.