Sarà anche complicato da capire e da studiare perché evidentemente il sistema previdenziale italiano ricco di misure mette gli utenti In concreta difficoltà di interpretazione di molte di queste misura. Alcune regole fisse del sistema non possono però che essere interpretate in maniera univoca. Infatti per esempio se si parla di età pensionabile non esistono dubbi al riguardo. Raggiunta una determinata età e una minima carriera contributiva, la pensione non può non essere liquidata al pensionato. Ma i dubbi restano, anche perché esistono particolari situazioni da non sottovalutare.
“Gentile redazione, sono Davide, lavoratore dipendente con una ventina di anni di contributi. Compirò 67 anni di età a fine anno e mi chiedo se siano vere le voci che vogliono la pensione non liquidabile se sotto una determinata cifra. Se non sbaglio serve che la pensione sia superiore a 750 euro. Ma mia sorella prende una pensione di 500 euro circa al mese, e aveva approssimativamente la mia stessa carriera quando diversi anni fa arrivò a 67 anni e prese la sua pensione di vecchiaia. Cosa è successo adesso, hanno cambiato le regole?”
Pensione di vecchiaia 2023, ecco come lasciare il lavoro
Il dubbio del nostro lettore può sembrare una errata interpretazione delle regole, ma nasconde dietro un riferimento a normative che effettivamente possono rendere la pensione di vecchiaia non fruibile nemmeno a 67 anni e nemmeno con 20 anni di contributi. Eppure come tutti sanno, la pensione di vecchiaia si completa con 20 anni di contributi e con 67 anni di età. Su questo dubbi non ce ne devono essere e non esiste importo che possa limitare questa possibilità di pensionamento. Ma parliamo di lavoratori che rientrano in quello che oggi viene chiamato sistema misto. In pratica, si tratta di lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima della riforma Dini del 1996. Chi ha una carriera di questo genere, iniziata quando le regole di calcolo della pensione erano retributive, non corre alcun rischio.
Contributivi puri, chi sono?
Il contributivo definito puro è colui che ha una carriera iniziata in epoca contributiva, e pertanto con il primo contributo versato successivo al 31 dicembre 1995. La contribuzione a qualsiasi titolo versata deve essere successiva a quella data. Se il nostro lettore ha iniziato a lavorare così, allora è effettivamente vero che oltre a età e contributi dovrà avere una pensione pari o superiore a 1,5 volte l’assegno sociale per poter andare in pensione. In alternativa, o vira sull’assegno sociale, redditi permettendo (l’assegno sociale è commisurato ai redditi di un lavoratore) o deve attendere i 71 anni di età. Raggiunta quella ragguardevole età infatti viene meno il fattore dell’importo della pensione. E tra l’altro sempre a 71 anni viene meno l’obbligo di aver maturato 20 anni di contributi dal momento che ne bastano anche solo 5 di anni per prendere la pensione di vecchiaia.
Bastano anche i contributi figurativi per andare in pensione
Il nostro lettore quindi deve verificare bene ciò che è la sua carriera contributiva. Il riferimento alla sorella non regge, perché magari lei aveva iniziato a lavorare prima del 1996. Il suggerimento è di controllare che non ci siano contributi non previsti oggi nell’estratto conto, che possono far diventare il lettore un “misto” al posto di contributivo puro. Basterebbe per esempio il servizio militare da riscattare.