Via le addizionali comunicali e regionali per sostenere le pensioni più basse. Lo propone la CGIL e in particolare il sindacato pensionati del Friuli Venezia Giulia per sostenere i redditi delle pensioni basse.
Un proposta che potrebbe essere valutata dal governo per contenere le pressioni inflazionistiche sui redditi da pensione bassi e che non consentono più di sostenere le ordinarie spese quotidiane.
Pensioni e addizionali Irpef
Come noto, sui redditi da pensione, e più in generale su tutti i redditi da lavoro, grava anche il peso delle addizionali Irpef.
Ogni ente locale regionale delibera le proprie tariffe. Un residente in Piemonte, ad esempio, paga una addizionale del 2,13%, mentre in Lombardia lo stesso pensionato si vede addebitare imposte per 1,58%.
Lo stesso vale per i Comuni. Un pensionato residente a Milano paga una addizionale comunale dello 0,8%, mentre a Roma dello 0,9%. Da notare che, mentre l’addizionale regionale viene trattenuta a saldo (l’anno successivo), quella comunale è trattenuta sia in acconto (9 rate) che a saldo (11 rate).
La proposta della CGIL
Tolto l’Irpef e le addizionali regionali e comunali, il netto di pensione per i redditi bassi è circa il 26% in meno.
Una cifra importante in questo momento crisi. Anche perché – come fa notare la CGIL – la riforma fiscale appena approvata dal governo non porta significativi benefici ai pensionati. I risparmi fiscali “non superano i 200 euro” e, “per la maggior parte di costoro a reddito basso e medio basso si tratta di poche decine di euro“.
La proposta del sindacato è quindi quella della istituzione di un fondo a sostegno della riduzione delle addizionali dei Comuni, per le rendite basse. Iniziativa che può essere sostenuta anche dalla Regioni
In pratica il fondo dovrebbe intervenire, quale ammortizzatore sociale nei momenti di crisi, come quello che stiamo attraversando, andando a compensare la sospensione parziale in capo al pensionato delle addizionali comunali e regionali.
Allo scopo di restituire un minimo di potere di acquisto che l’inflazione, complice l’impennata dei prezzi delle materie prime, sta distruggendo.