Il colosso americano del beverage Pepsi ha emesso ieri il suo primo “green bond” per un 1 miliardo di dollari e a 30 anni, spuntando un rendimento di 92 punti base sopra il Treasury di pari durata, molto più basso dei +110 bp inizialmente ipotizzati. Considerando che nella seduta scorsa, il trentennale americano si attestava al 2,05%, la società è riuscita a collocare sul mercato obbligazioni a poco meno del 3% all’anno. Di debito Pepsi ne ha già emesso per 34 miliardi, ma quello di ieri è stato il debutto sul mercato “verde”.
Anche l’Olanda si butta sui “green bond”, ecco cosa c’è dietro
- Riduzione del 35% dell’utilizzo di plastica vergine per il portafoglio beverage entro il 2025. I proventi dell’obbligazione verranno utilizzati per l’acquisto di materiale compostabile, biodegradabile e riciclabile per il packaging, oltre che per lo sviluppo di packaging come bottiglie PET bio-based e pellicole flessibili biodegradabili per gli snack
- Riduzione del 20% delle emissioni serra lungo la catena del valore entro il 2030, rispetto al 2015. I proventi del bond verranno utilizzati per finanziare progetti che aumentino l’efficienza energetica, utilizzino mezzi di trasporto più puliti e per il miglioramento della salute del suolo
- Riciclaggio del 100% dell’acqua consumata durante le attività manifatturiere e miglioramento dell’efficienza nell’uso delle risorse idriche entro il 2025. I proventi del bond verranno impiegati per finanziare progetti sul riciclo e ri-utilizzo di acqua, così come per la rotazione delle coltivazioni e piantagioni alternative, nonché per consentire ai piccoli agricoltori l’accesso a metodi idrici più efficienti.
I numeri Pepsi
Pepsi ha fatturato 64,7 miliardi di dollari nel 2018 e nei primi tre trimestri di quest’anno 46,5 miliardi. Il rendimento del green bond senior “unsecured” appena emesso è avvenuto a costi sostanzialmente simili a un altro trentennale della società esistente sul mercato, ma ordinario, che ieri offriva circa 94 bp in più del Treasury.
Sul piano delle opportunità d’investimento, il titolo varrebbe più di qualche attenzione, godendo di rating relativamente elevati (classe “A” per le principali agenzie). Anche volendo scontare un deprezzamento atteso del dollaro contro l’euro per i prossimi anni, il rendimento delle emissioni a lungo di Pepsi appare interessante, pur essendo il titolo esposto alla congiuntura negli USA e internazionale, trattandosi di un colosso attivo nel panorama del “food & beverage”, che risente direttamente dell’andamento delle economie.
Dei 5.800 miliardi di dollari di bond “investment grade” negli USA, le obbligazioni verdi emesse nella prima metà dell’anno ammontano a 120 miliardi, in accelerazione rispetto agli 85 dell’ultimo semestre del 2018. Il mercato è in rapida crescita, anche perché gli investitori si mostrano sempre più allettati dall’indirizzare i loro capitali su iniziative di sostenibilità ambientale, come segnalano i bassi rendimenti esitati alle emissioni. Ieri, però, vi abbiamo spiegato come i criteri stringenti annessi appaiano così stringenti da spingere altri colossi a prendere strade leggermente diverse, come nel caso di Enel.