La riunione del board BCE di ieri non ha esitato alcuna sostanziale novità, come del resto era nelle attese dei mercati. Nessun rialzo dei tassi, mentre l’istituto ritiene che, in base agli ultimi dati macro, gli acquisti dei bond condotti con il “quantitative easing” saranno sospesi nel corso del terzo trimestre. Fino al board di marzo, erano previsti in 40 miliardi di euro al mese per il secondo trimestre, in 30 miliardi per il terzo e in 20 per il quarto. Adesso, restano confermati in 40 miliardi per aprile, 30 per maggio e 20 per giugno.
Per i bond in euro si tratta di condizioni meno favorevoli, venendo meno il principale driver della domanda di tutti questi anni. Ma ieri i rendimenti sovrani italiani sono scesi dopo la pubblicazione del comunicato BCE. Il BTp a 10 anni offriva fino al 2,36%. Nelle sedute precedenti era salito al 2,5%. Invece, il Bund decennale restava nei pressi dello 0,8%. Evidentemente, una BCE ancora “colomba” è percepita sui mercati come una garanzia per i titoli del debito più esposti al rischio tassi.
Bond in euro scontano rialzo tassi BCE nel medio termine
A marzo, l’inflazione nell’Eurozona è salita al 7,5%, mai così alta da quando esiste la moneta unica. Inevitabile l’impatto negativo sui bond in euro, i cui rendimenti sono aumentati e i prezzi scesi. Tuttavia, in termini reali non stanno tenendo il passo con la lievitazione dell’inflazione, per cui sono diventati ancora meno convenienti di qualche mese addietro, a meno di confidare in una ridiscesa dell’inflazione piuttosto veloce.
Secondo la “forward guidance”, confermata dal board di ieri, la BCE alzerà i tassi solo dopo che sarà trascorso un periodo dalla cessazione degli acquisti dei bond. Questo potrebbe implicare l’avvio della stretta monetaria nell’ultimo trimestre dell’anno, ipotizzando che già da luglio-agosto il QE sarà messo in soffitta.