Si è conclusa la 74-esima edizione del Festival di Sanremo, che è stata la quinta consecutiva e anche l’ultima condotta da Amadeus. Il conduttore ha declinato l’invito per una sesta edizione e alla Rai questo sarà un grosso problema. Tremeranno le gambe a chiunque salirà su quel palco tra meno di un anno. Il confronto con le passate edizioni sarà immediato e basterà un piccolo cedimento negli ascolti per far parlare di flop, crisi, scelte inadeguate, ecc. I numeri sono tutti dalla parte di Amadeus.
Boom di ricavi, costi quasi stabili
Il Festival di Sanremo si è confermato, dunque, la gallina dalle uova d’oro per Viale Mazzini. Tenete conto che i costi per organizzarlo sarebbero sì saliti, ma intorno a quota 20 milioni o forse anche meno. In altre parole, quelle cinque serate hanno esitato un attivo nell’ordine dei 40 milioni di euro. E per un gruppo che a stento riesce a chiudere il bilancio in pareggio, si tratta di pura sopravvivenza finanziaria.
Rebus Rai per il dopo Amadeus
Amadeus ha l’indubbio merito di essersi caricato sulle spalle un Festival di Sanremo che introitava poco più di una trentina di milioni e di avere raddoppiato l’incasso in appena un lustro. E parliamo di un lustro complicatissimo, tra pandemia e guerra. Sostituirlo non sarà per nulla semplice. Bisognerà trovare un volto popolare e al contempo con quella freschezza capace di attirare pubblico e di tenerlo incollato agli schermi per ore e ore e giorni e giorni.
Gli esordi come dj ha dato una mano ad Amadeus nel saper conciliare le ragioni televisive con quelle musicali. Esiste al momento un profilo come il suo? Se sì, non c’è il rischio di scadere in una fotocopia delle ultime edizioni, con la conseguenza di indisporre il pubblico che preferirà l’originale? Nel calcio si dice sempre che “squadra che vince, non si tocca”. Tant’è vero che quando un allenatore si dimette all’apice del successo, magari dopo avere vinto uno scudetto o persino la Champions, i presidenti di club si mettono le mani nei capelli per rimpiazzarli.
Festival di Sanremo, fattori del successo
Gli ingredienti del successo di Amadeus sono molteplici. Con lui il Festival di Sanremo è stato sia nazionalpopolare, sia aperto ai diversi gusti musicali di ogni generazione. Hanno potuto esprimersi non solo la tradizionale musica leggera italiana, ma anche il rap, il trap e il rock. Un pizzico di fortuna non ha guastato. La vittoria dei Maneskin all’Eurovision Song Contest nel 2021 ha rivoluzionato l’idea che molti giovani avevano del Festival, dandole quell’aria di modernità e di freschezza che sino ad allora era forse mancata. Gli artisti, anche i più restii a partecipare a kermesse così tradizionali, hanno compreso che snobbare la manifestazione non fosse saggio, essendo diventata un trampolino di lancio per il mercato europeo e mondiale.
E questo è stato ereditato da Amadeus dopo che l’Italia decise di tornare a partecipare all’Eurovision nel 2012. Tuttavia, il conduttore ha sapientemente selezionato brani e artisti in modo da rafforzare la posizione del nostro Paese nella manifestazione internazionale. Un lascito su cui la Rai potrà ripartire per blindare i risultati sin qui conseguiti, non solo in termini finanziari.
Dopo Amadeus serve uno simile
Riepilogando, dopo Amadeus serve un conduttore che abbia simili qualità e appeal tra il grande pubblico. Una persona che conosca bene studi e dirigenza Rai, perché l’armonia è il primo ingrediente per lavorare bene. Che sappia interfacciarsi con gli artisti e le etichette discografiche, anche eventualmente rimaneggiando il regolamento del Festival di Sanremo. Che possegga quel fiuto per selezionare i brani non già esclusivamente in base al proprio gusto personale, bensì alle loro potenzialità di mercato. Che si rivolga a tutti i segmenti di pubblico, dagli anziani ai giovani, cosa impensabile fino a pochi anni fa, quando si credeva che tra gli under 30 anni non vi fosse speranza di fare ascolti. Infine, che riesca a coinvolgere i social, strumento propagandistico eccezionale ai tempi di oggi.