La pensione anticipata per i militari e gli appartenenti alle forze di pubblica sicurezza non conviene più. Uscire a 58 anni di età con 35 di contributi o con 41 di contributi a prescindere dall’età è oggi diventato più penalizzante rispetto al passato. Questione di sistemi di calcolo della rendita che con il passaggio graduale al sistema contributivo rendono l’importo della pensione poco vantaggioso.
In passato, grazie al sistema di calcolo retributivo, andare in pensione anticipata per un poliziotto, un carabiniere, un finanziere o un vigile del fuoco era conveniente.
Pensione anticipata poco conveniente per i militari
Oggi la pensione anticipata per i militari e le forze di pubblica sicurezza si ottiene in due casi: al raggiungimento dei 58 anni di età con almeno 35 di contributi versati; al raggiungimento di un’anzianità contributiva di 41 anni indipendentemente dall’età. In entrambi i casi c’è da rispettare la finestra mobile che è rispettivamente di 12 e 15 mesi.
Nel primo caso, in particolare, chi matura i requisti per lasciare il servizio otterrà una pensione che sarà calcolata prevalentemente col sistema contributivo. Questo perché se un poliziotto esce, ad esempio, dopo 35 anni di servizio non può aver versato che pochi anni di contributi nel sistema retributivo (ante 1996). La sua rendita sarà bassa perché calcolata sulla base del nuovo sistema di calcolo in rapporto alla relativa giovane età di uscita (58 anni).
Viene a questo punto da domandarsi se non conviene trattenersi in servizio qualche anno in più. La risposta è ovviamente affermativa. A 60 anni, per la generalità dei militari di truppa e sottufficiali si matura il diritto alla pensione di vecchiaia.
Più soldi se si allunga la permanenza in servizio
In buona sostanza, con il raggiungimento dell’età ordinamentale, la pensione è liquidata, sempre con il sistema di calcolo misto, ma con un coefficiente di trasformazione più alto, corrispondete a quello delle generalità dei lavoratori a 67 anni di età. Sono riconosciuti in automatico 7 scatti di anzianità che sono coperti da apposito fondo pensionistico di perequazione finanziato dal governo.
Pertanto non vale assolutamente la pena per i militari andare in pensione anticipata a 58 anni, a meno che non vi siano necessità particolari. Con due anni in più di lavoro, se trattasi di personale non graduato, si ottiene una pensione decisamente migliore. Lo scarto in termini economici può arrivare anche al 30%. Lo stesso principio vale per le uscite con 41 anni di anzianità contributiva, anche se la contribuzione è superiore ai 35 anni della prima opzione.
C’è da dire che questo tipo di uscita anticipata tende a coincidere con il requisito anagrafico previsto per la pensione di vecchiaia, per cui pochi lo sfruttano. Tuttavia molti militari riescono a maturare i 41 anni di anzianità grazie alle maggiorazioni contributive. Che, però, valgono solo ai fini del diritto e non anche della misura della pensione. Ne deriva, anche in questo caso, una perdita economica rispetto all’uscita con l’età ordinamentale.
C’è poi da non sottovalutare la finestra mobile, cioè i tempi di attesa. La pensione anticipata è infatti calcolata e liquidata 12 mesi prima della messa in pagamento dell’assegno da parte dell’Inps. Quindi, a conti fatti, si prenderà la pensione a 59 anni, solo un anno prima del raggiungimento dell’età ordinamentale a 60 per la maggior parte dei militari e senza finestra mobile.
Riassumendo…
- La pensione anticipata nelle forze armate e di pubblica sicurezza non un privilegio.
- Uscire a 58 anni o con 41 di contributi è penalizzante rispetto alla vecchiaia.
- Il sistema di calcolo della pensione di vecchiaia per i militari è più vantaggioso.