Il nostro sistema previdenziale prevede specifici requisiti pensionistici che tengono conto sia dell’anzianità anagrafica sia di quella contributiva. Appena andrà in soffitta quota 100, si dovranno porre le basi di una riforma pensionistica che permetta anche la c.d pensione anticipata.
I requisiti pensionistici di oggi
Ad oggi, per andare in pensione bisogna rispettare sia requisiti anagrafici sia contributivi.
Nello specifico, il traguardo della pensione di vecchiaia si raggiunge con: un’età anagrafica di 67 anni; un’anzianità contributiva 20 anni.
L’ Adeguamento dei requisiti anagrafici di accesso al pensionamento è collegato all’incremento della speranza di vita.
Ad ogni modo: gli adeguamenti biennali non possono in ogni caso superare i tre mesi, salvo recupero in sede di adeguamento o di adeguamenti successivi nel caso di incremento della speranza di vita superiore a tre mesi.
In base a quanto previsto del decreto del Ministero delle economia e delle Finanze (MEF), DECRETO 5 novembre 2019: a decorrere dal 1° gennaio 2021, i requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici non sono ulteriormente incrementati. Difatti, per il biennio 2021-2022 (variazione biennale), le condizioni per andare in pensione rimarranno invariate ossia, età anagrafica 67 anni, anzianità contributiva 20 anni.
Ad ogni, modo se scatta un aumento del requisito anagrafico: questo potrà avvenire solo dal 2023 e con uno scatto massimo di 3 mesi (67 anni + 3 mesi).
Perché costa troppo andare in pensione con meno di 20 anni di contributi
Una volta che quota 100 sarà superata, il governo dovrà lavorare ad una riforma delle pensioni. Soprattutto in ottica futura. Oramai l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro è sempre più tardivo; il Governo dovrebbe facilitare l’uscita dal lavoro delle persone più avanti con l’età per favorire l’entrata dei più giovani nel mondo del lavoro.
Se con quota 100 il diritto a conseguire la pensione anticipata matura in presenza di un requisito anagrafico pari a 62 anni e di un’anzianità contributiva minima di 38 anni (cosiddetta quota 100), il Governo deve studiare un mix età anagrafica e anzianità contributiva più flessibile. Difatti, come proposto dal presidente dell’INPS Pasquale Tridico, l’uscita dal mondo del lavoro dovrebbe arrivare all’età di 63 anni ed un minimo contributivo di 20 anni.
La direzione dovrebbe essere questa.
A detta di Tridicò, lo studio appena concluso da parte della commissione istituita dal ministero del Lavoro, a cui anche l’Inps ha fornito un importante contributo, va nella giusta direzione.