Sono giornate intense per i risparmiatori italiani, che stanno accorrendo anche questa volta in massa per sottoscrivere il BTp Valore della durata di sei anni, con scadenza il 5 marzo del 2030 (ISIN: IT0005583478). Un successo di ordini forse imprevisto a questo giro, considerato che le famiglie hanno già dato alle precedenti due emissioni e i rendimenti sovrani sono scesi dai massimi toccati nell’ottobre scorso. L’appeal per i bond resta, invece, intatto. Gli esperti suggeriscono di calibrare il portafoglio nell’ottica di una diversificazione degli asset, considerando l’investimento azionario come strategia di lungo periodo.
Perdite non sempre superate in breve tempo
E’ chiaro che ciò che vale per un risparmiatore di 70 o 80 anni non è detto che automaticamente abbia senso per uno che ne abbia 30-40 e viceversa. Così come vi abbiamo fatto notare soltanto pochi giorni fa quanto sia in sé un’affermazione tutta da riempire di contenuto concreto quella in base alla quale “nel lungo periodo l’investimento azionario rende sempre”. La Borsa di Tokyo ci ha messo più di 34 anni per cancellare le perdite accusate rispetto ai massimi di fine 1989. Un lasso di tempo eccessivo anche per gli investitori più pazienti.
Ogni ciclo di mercato è una storia a sé, sebbene le metriche usate dagli analisti tendano a studiarne la ripetitività e di anticiparne l’evoluzione. Premesso ciò, abbiamo voluto analizzare l’andamento di un ipotetico investimento azionario presso alcune delle principali borse mondiali a distanza di 10, 20 e 30 anni. Trattasi di tre segmenti temporali che possono definirsi tutti di lungo periodo, sebbene una cosa sarebbe impiegare il proprio capitale per un decennio, un’altra per un trentennio.
Rendimenti di un investimento azionario presso alcune principali borse mondiali
Abbiamo trovato i seguenti dati, di sotto riassunti:
- Germania: +75 ; +325%; +713%
- Francia: +81%; +110%; +260%
- UK: +13%; +71%; +134%
- USA: +176%; +327%; +985%
- Italia: +59%; +17%; +125%
- Giappone: +165%; +266%; +98%
Wall Street sempre regina
Se avessimo investito dieci anni fa in borsa, avremmo ottenuto un rendimento complessivo che andrebbe da un minimo del 13% alla Borsa di Londra ad un massimo del 176% all’indice S&P 500 di New York.
Allargando l’orizzonte temporale a venti anni, l’investimento azionario avrebbe reso appena il 17% a Piazza Affari, ma fino al 327% a Wall Street, quasi alla pari con Francoforte. Restando in Italia, avrebbe offerto una media annua dell’1,6%, spostandoci in Germania o Stati Uniti saremmo saliti al 7,5%.
Servono nervi tesi tra alti e bassi
Infine, in una prospettiva trentennale Wall Street si confermerebbe ancora una volta regina con guadagni quasi del 1.000%. In termini medi annui, un investimento azionario alla borsa americana avrebbe reso sopra l’8%. A titolo di confronto, il T-bond degli Stati Uniti a 30 anni nel febbraio del 1994 garantiva il 7,5%. Ad essere onesti, le azioni hanno esitato un premio fin troppo contenuto nel lunghissimo periodo rispetto a un asset “risk-free” come i titoli del debito a stelle e strisce.
Basta questo per affermare che l’investimento azionario vince sempre? Il discorso si complica se teniamo in considerazione gli alti e bassi delle borse. Quanti di noi avrebbero desistito dal prelevare i capitali a seguito dello scoppio della bolla dot.com? E quanti non si sarebbero fatti prendere dal panico dopo l’11 settembre, il 2008 e ancora nel 2020 con la pandemia? I nervi saldi sono la caratteristica essenziale che deve possedere chi intende investire nel lungo periodo. Non è da tutti, specie se i capitali investiti sono l’unica forma di risparmio accantonata per le nostre esigenze future.
Investimento azionario di lungo periodo con qualche accortezza
E resta sempre quell’avvertenza di Tokyo: il lungo periodo premia sempre l’investimento azionario.