Peggio dell’eco-ansia c’è forse solo un ministro che si commuove per essa. La scena di pochi giorni fa ha fatto il giro della rete. Giorgia Vasaperna, una giovane di 27 anni originaria di Catania e che lavora a Roma come attrice e scrittrice, è esplosa in lacrime dinnanzi a Gilberto Pichetto Fratin, responsabile del dicastero per l’Energia. Ha lamentato di soffrire di “eco-ansia”, di non riuscire a programmare il proprio futuro e di non essere sicura di voler mettere al mondo figli, a causa dell’impatto che i cambiamenti climatici starebbero avendo sul pianeta.
Giorgia e Pichetto Fratin, teatro dell’assurdo
Pichetto Fratin ha risposto con la voce strozzata dalle lacrime. E’ stato un teatro dell’assurdo. Non sappiamo se Giorgia abbia messo in scena una parte ben recitata grazie al suo lavoro di attrice, ma sappiamo per certo che un ministro della Repubblica ha preso sul serio il problema dell’eco-ansia. Non si tratta di essere più o meno sensibili al tema dell’ambiente. Qui, in gioco c’è la sopravvivenza di quel che resta dell’Occidente in termini, anzitutto, comportamentali.
Mai si era vista una generazione così arrendevole e pessimista sul proprio futuro, quando tutti i dati esistenti ci dicono che questo è il periodo migliore di sempre nella storia per nascere. Quasi nessuna donna più muore di parto, la mortalità infantile nei fatti è stata debellata in gran parte del pianeta, la popolazione si nutre bene – fin troppo, forse – ha accesso alle cure mediche e per questo vive a lungo. Il numero dei centenari aumenta a vista d’occhio. Ci sono anche aspetti qualitativi da considerare: grazie al benessere diffuso, il livello di istruzione è ormai alto ovunque nell’Occidente, dove le persone possono girare il mondo, hanno libertà di parola e godono di tutti i diritti fondamentali.
Cambiamenti climatici nuovo terrore quotidiano
A sentir parlare la 27-enne, parrebbe di capire, invece, di vivere in un periodo nero da un punto di vista delle prospettive economiche e ambientali. Sì, c’è molto inquinamento nel mondo, ma proviene perlopiù da nazioni non del tutto progredite come Cina e India. La “sovrappopolazione” è conseguenza proprio del benessere diffuso: muoiono in pochi e quelli che nascono vivono a lungo. Quello che la generazione dell’eco-ansia percepisce come un problema, è segno distintivo di progresso. Eh, ma i cambiamenti climatici? Non è certo imbrattando monumenti e opere d’arte che si risolve il problema, né piagnucolando con scarso senso del ridicolo dinnanzi alle telecamere.
Bisogna per prima cosa prendere coscienza che il tema è globale e l’Europa svetta nelle classifiche per avere già fatto in buona parte i compiti. E’ vero che molto dell’inquinamento in Asia è causato dalla produzione di beni consumati in Occidente. D’altra parte, il progresso tecnologico rende possibile guardare con ottimismo al futuro. Quel che è certo, invece, è la diffusione di un senso di arrendevolezza in Europa e Nord America, di un’autofustigazione che ha radici lontane, ma che adesso non è più contrastata sul piano politico-culturale. Anzi, i governi quasi si compiacciono di una gioventù spaventata e senza voglia di futuro. Chi vive nel terrore, è più facilmente manipolabile. E i media propinano terrore quotidiano con notizie non verificate circa un allarme ecatombe dietro l’altro.
Eco-ansia sintomo di declino occidentale
L’Occidente negli ultimi secoli si è sempre distinto per la capacità della sua gente di prendere in mano il proprio destino e navigare a vele spiegate verso il futuro. Questa è stata la molla per investire, apprendere, fare ricerca, innovare e scoprire. Questo carattere è venuto meno, soppiantato da una debolezza dell’animo del tutto contrastante con la realtà in cui viviamo.
Abbiamo perso la consapevolezza dei progressi compiuti anche nello stretto giro di 20-30 anni. Anziché andarne orgogliosi, siamo sprofondati in una depressione collettiva che politici a corto di idee amplificano e strumentalizzano per abbattere l’Occidente e il suo modello di vita. Che poi è sempre stato l’obiettivo di chi fino al 1989 si definiva marxista o comunista e che da qualche tempo ha trovato nell’ambientalismo una religione laica più accattivante dietro cui pararsi per portare avanti le battaglie di sempre della lotta di classe e del pauperismo socialisteggiante.