Perché gli estremi della curva BTp sono i tratti più interessanti

I tratti più estremi della curva dei BTp sono diventati quelli più interessanti per investire. Vi spieghiamo perché.
2 anni fa
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BTp 2039 4,15%, rendimento in asta crollato
BTp 2039 4,15%, rendimento in asta crollato © Licenza Creative Commons

La forte risalita dei rendimenti sta offrendo nuovamente da mesi opportunità d’investimento tra i titoli di stato italiani. E la notizia positiva è che queste si stanno materializzando persino in tratti della curva dei BTp considerati prima semplicemente a perdere. Invece, la scorsa settimana il Tesoro ha emesso all’asta BoT annuali al 2,534%. Ciò rende interessante anche il tratto a breve termine delle scadenze, anzi vi spiegheremo nell’articolo perché proprio i tratti estremi della curva BTp siano da considerarsi preferibili in base alle finalità dell’investimento.

All’inizio dell’anno, la differenza tra il rendimento a 50 anni e quello a 1 anno viaggiava sopra i 300 punti base o 3%. Oggi, vale intorno ai 180 o 1,80%. Questo significa che le distanze tra scadenze ultra-lunghe e brevi si sono accorciate di molto. Tralasciando le ragioni di questa tendenza, essa si traduce con la minore convenienza a spostarsi su tratti della curva BTp più lunghi.

Ora, quando investiamo sul mercato obbligazionario ci poniamo generalmente uno dei seguenti due obiettivi: incassare un rendimento appetibile a fronte di rischi contenuti; speculare sulle variazioni dei prezzi del bond, ma assumendoci qualche rischio. Nel primo caso, dobbiamo puntare sul tratto medio-breve della curva BTp. Qui, la volatilità è bassa, cioè i prezzi si muovono poco. Nel caso in cui dovessi ritrovarmi nell’esigenza di rivendere il titolo prima della scadenza, le probabilità di perderci tanti soldi sarebbero molto basse.

Curva BTp, opportunità del tratto ultra-lungo

Diverso è il discorso se cercassimo di sfruttare l’atteso rialzo dei prezzi, ovvero la prevedibile discesa futura dei rendimenti. In questo caso, il tratto della curva BTp su cui investire sarebbe quello ultra-lungo. Volatilità elevata, per cui rischiamo di rimetterci tantissimo se i prezzi si muovono in calo, ma di guadagnare altrettanto se virano al rialzo. Esempio emblematico è il BTp 2072: dall’apice nell’agosto 2021 al minimo di questo metà ottobre, perdeva quasi il 50%.

Ma tra metà giugno e gli inizi dell’agosto scorso, guadagnava il 30%.

Pensate che al momento questo titolo offre un rendimento minore del BTp a 10 anni. Ciononostante, resta la convenienza di puntare su questo tratto della curva BTp, anziché su quello di durata più corta. In effetti, a fronte di un rendimento alla scadenza simile, qui le probabilità di guadagnare nelle fasi di ripresa del mercato obbligazionario sono molto più alte. A meno che il nostro obiettivo non fosse di incassare un flusso di reddito costante e senza grossi rischi da qui ai prossimi 10-15 anni, tanto varrebbe spostarsi sulla scadenza ultra-lunga per sperare in qualche lauta plusvalenza.

Tornando, invece, al tratto breve della curva BTp, esso ci consente di impiegare liquidità per un periodo strettamente necessario ad attendere la ripresa del mercato, quando verosimilmente ci sposteremo su asset più rischiosi come le azioni. Oppure, se crediamo che i rendimenti dei bond continueranno a salire, per cui i prezzi a scendere, sarebbe un modo per far fruttare i nostri risparmi nell’attesa di impiegarli in maniera ancora più fruttifera tra qualche mese o anno.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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