I rendimenti dei bond sono bassi da anni e con la pandemia sono sprofondati ai nuovi minimi storici, stentando a decollare pur con il rialzo dei tassi paventato già dalla prima banca centrale del mondo, la Federal Reserve. La curva dei tassi in Germania è tornata interamente negativa, per cui neppure acquistando un Bund a 30 anni si può sperare di portare a casa un rendimento sopra lo zero. E tutto questo, mentre i tassi d’inflazione corrono ai massimi anche da 30 anni a questa parte.
Dietro ai bassi rendimenti dei bond c’è certamente la mano delle banche centrali, le quali prospettano anche con la stretta monetaria un rialzo dei tassi moderato. Esistono, però, fattori strutturali che ci portano a ritenere che nei prossimi anni, così come negli anni passati, essi rimarranno bassi, indipendentemente dal tipo di politica monetaria seguita dagli istituti principali.
Perché i rendimenti dei bond sono così bassi
Anzitutto, c’è la crescita delle economie emergenti. Oramai, incidono per oltre il 40% del PIL mondiale. Si tratta di mercati relativamente poveri rispetto a quelli più avanzati, ma con una generazione di risparmio crescente e tale da riversare sui mercati finanziari globali flussi di capitali in cerca di impiego. Tra questi ci sono numerosi fondi sovrani, alimentati spesso dai proventi del petrolio. Liquidità aggiuntiva rispetto a quella già alta generata sui mercati avanzati e che punta su asset di qualità per proteggersi.
Allo stesso tempo, le economie avanzate sono caratterizzate da un invecchiamento progressivo e inarrestabile della popolazione. Ne consegue una scarsa dinamicità dei consumi, la quale a sua volta implica una tendenza al risparmio sempre più marcata. E cosa succede in un mercato con risparmi abbondanti? I tassi d’interesse sono bassi. Peraltro, molti fondi d’investimento hanno la necessità di puntare sul lungo periodo per impiegare i capitali dei clienti.
In definitiva, i rendimenti dei bond resteranno bassi anche nei prossimi anni per il semplice fatto che il risparmio abbonda nel mondo. Tant’è che nei giorni scorsi, il direttore generale del Meccanismo europeo di stabilità, il tedesco Klaus Regling, ha dichiarato che non bisogna più avere tanta paura del debito pubblico, in quanto costa poco. Certo, questo non significa che potremo indebitarci scriteriatamente. Ad esempio, se i paesi emergenti seguissero quelli avanzati sulla strada del debito, il risparmio disponibile sul mercato globale diverrebbe sempre più scarso, provocando un rialzo dei tassi. Più che altro, molto difficilmente da qui a 5 o 10 anni vedremo rendimenti dei bond al 4-5% come prima della crisi finanziaria del 2008-‘9.