Ieri, il prezzo del petrolio è caduto sui mercati internazionali con il Brent crollato fin oltre il 4% a circa 67,50 dollari. Stava a 76 dollari solamente alla fine di luglio, cioè pochi giorni fa. Nelle stesse ore, i BTp si apprezzavano lungo la curva. Il rendimento a 50 anni è ridisceso sotto il 2%, quello a 30 anni si è allontanato dall’1,60% e sui 10 anni è andato sotto lo 0,50%. In tutti i casi, stiamo parlando di valori al lordo della tassazione.
In un certo senso, i due movimenti su petrolio e BTp appaiono connessi.
BTp, inflazione e petrolio
Secondariamente, la discesa del greggio allenta la pressione sui prezzi al consumo. In Italia, l’inflazione è risalita all’1,8% a luglio. In termini assoluti, si tratta di livelli bassi, ma i rendimenti netti dei BTp si collocano tutti al di sotto. Neppure comprando il BTp 2072, la scadenza sovrana italiana più longeva che ci sia, otterremmo un rendimento almeno pari all’inflazione. E se tenessimo conto di altri costi, come le commissioni bancarie sugli acquisti e l’imposta di bollo sul conto titoli, l’investimento apparirebbe ancora più in perdita.
Se il greggio recedesse e si assestaste sotto i 70 dollari, verrebbe meno una delle principali fonti di reflazione di questi mesi. Probabile, a quel punto, che l’inflazione in Italia abbia già raggiunto il picco. Considerate che a maggio e giugno si era portata all’1,3%. Anche solo tornando verso tale livello, si aprirebbe qualche spazio per inserire in portafoglio i BTp dai 30 anni insù.