Perché il governo ha deciso di eliminare il Bonus Cashback?

Il Bonus Cashback è stato definitivamente eliminato. Eppure, questa misura ha avuto anche dei grandi meriti. Ecco di cosa si tratta.
3 anni fa
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Dopo varie proposte di modifica del bonus cashback, alla fine, con la Legge di Bilancio 2022, si è deciso per una cancellazione definitiva della misura. La questione è sempre la stessa, per la Manovra i soldi a disposizione sono pochi e il cashback è una misura costosa e, al tempo stesso, sacrificabile.

Malumori in questi giorni da parte del Movimento 5 Stelle, tra i fautori del bonus cashback e, in particolare, del loro leader, Giuseppe Conte. Il governo, da sempre, ha messo in discussione il bonus cashback, ma per quale motivo? Si tratta soltanto una questione economica? Vediamo meglio di cosa si tratta.

Bonus Cashback, le ragioni del no

L’intero programma del bonus cashback, come già detto, è stato definitivamente eliminato in Legge di bilancio 2022.

Eppure, secondo un recente report del Politecnico di Milano, questa misura ha avuto il grande merito di aver dato una spinta ai pagamenti digitali in Italia.

Nel primo semestre del 2021, si legge nel documento, i pagamenti digitali in Italia hanno raggiunto un valore di 145,6 miliardi di euro, il 23% in più rispetto allo stesso periodo del 2020. Il numero delle transazioni digitali, invece, è passato dai 2,3 miliardi di operazioni del 2020 ai 3,2 miliardi del primo semestre 2021 (+41%). Un risultato più che soddisfacente.

Ma allora per quale motivo il governo ha deciso di eliminare il bonus cashback?

Innanzitutto, bisogna pensare ai costi. Per l’intero programma, le risorse stanziate sono state davvero importati: 5 miliardi di euro, di cui 3 miliardi soltanto per il 2022.

Oltre a questo, il cashback, spiegano fonti di Palazzo Chigi, “ha un carattere regressivo ed è destinato ad indirizzare le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori”.

Secondo i primi dati raccolti sul bonus cashback, infatti, i maggiori utilizzatori sono stati gli abitanti del nord Italia, o comunque soggetti residenti in grandi città e con un reddito medio-alto. La misura, dunque, rischia di accentuare le disuguaglianze favorendo le famiglie più ricche.

 

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