Il presidente dell’INPS, Pasquale Tridico, in questi giorni è tornato a difendere a spada tratta il reddito di cittadinanza. In molti stanno iniziando a pensare che si possa trattare di un attacco al centro destra e a Giorgia Meloni, futura presidente del Consiglio dei ministri. Con la Meloni alla guida del paese, non è un mistero, lo strumento “anti povertà” tanto caro al movimento 5 stelle potrebbe presto essere un lontano ricordo.
Il sussidio, in effetti, non sta funzionando come era stato previsto, quanto meno per quel riguarda la parte delle politiche attive.
La Meloni in passato ha definito il reddito di cittadinanza come “metadone di stato” e durante la campagna elettorale ha detto di volerlo sostituire con un altro strumento di welfare più efficace: il reddito di solidarietà. Si tratta di una misura a favore dei fragili: anziani senza un lavoro e nuclei familiari con la presenza di minori o disabili. In altre parole, sarebbero esclusi dal beneficio i giovani senza un lavoro.
Ecco perché l’INPS difende il reddito di cittadinanza. Le parole del Presidente Tridico
Il presidente dell’INPS, Pasquale Tridico non è per niente d’accordo con la narrazione sul reddito di cittadinanza fatta da quasi tutti gli esponenti di centro destra e non solo. Dalle aule dell’università di Palermo ha rilasciato delle dichiarazioni in difesa si questo strumento.
“In tre anni – ha spiegato Tridico – il tasso di irregolarità dei rapporti di lavoro è sceso dal 14 al 12,5 per cento e l’occupazione è tornata ai livelli del 2019. In più ricordiamoci che il Reddito di Cittadinanza va a 3,5 milioni di persone. Fra queste, 400mila (il 20 per cento del totale), ha già un lavoro”.
Oltre a questo, “si è visto che le donne che percepiscono il reddito di cittadinanza hanno una maggiore natalità e gli anziani con pensione di cittadinanza aumentano la loro aspettava di vita”. Questi ultimi aspetti, in particolare, sono stati maggiormente rilevati nel sud Italia, dove le donne con il reddito di cittadinanza che decidono di avere un figlio sono il 2,7 per cento in più di quelle senza assegno e la mortalità degli anziani con scende dello 0,77 per cento.