Ci sono novità importanti che riguardano la proprietà dell’Inter. Zhang è in trattative da giorni con Alibaba e il governo della provincia di Jiangsu per cedere loro la partecipazione in Suning, colosso delle vendite cinese. Le azioni della società sono sospese dal 16 giugno scorso dalle contrattazioni in borsa, dopo che un creditore di Zhang aveva fatto richiesta di “congelamento” di un quarto della quota per riscuotere un prestito in anticipo.
L’Inter è controllata da Suning con una partecipazione del 68,55%, tramite una società di diritto lussemburghese di nome Grand Tower.
Rischio reputazione per l’Inter di Suning
Dovete sapere che Alibaba nel 2015 spese ben 4,6 miliardi di dollari per rilevare il 20% di Suning, quando oggi il suo 24,2% vale meno di 2 miliardi. Il valore delle azioni è crollato da allora dei due terzi e solo quest’anno perde il 27%, con l’intera capitalizzazione scesa prima della sospensione delle contrattazioni a 6,76 miliardi di euro. Nel caso di vendita della partecipazione al consorzio guidato da Alibaba e provincia dello Jiangsu, chiaramente Zhang perderebbe sia il controllo di Suning, sia la gestione dell’Inter.
E qui arriverebbero i guai per la società nerazzurra. Questa soluzione da un lato le consentirebbe di non subire scossoni sul piano dell’assetto proprietario, dall’altro creerebbe problemi “reputazionali”. Alibaba è un colosso delle vendite online in diretta concorrenza con Amazon e c’è da giurarci che il suo eventuale controllo dell’Inter seminerebbe malumori nella sfera occidentale. A maggior ragione che il controllo avverrebbe grazie a un accordo con le istituzioni cinesi.
Nei fatti, il probabile futuro controllore dell’Inter sarà una società con ogni evidenza assoggettata al controllo dello stato cinese, anzi da esso stesso coadiuvata tramite il governo dello Jiangsu. Non sarà visto di buon occhio dalla UEFA (vi ricordate la diffidenza verso il Milan di Yonghong Li?), né dall’establishment finanziario e politico di Europa e Nord America. I nerazzurri rischiano di finire in una “black list” di fatto.