Mercati tornati nervosi sulle possibile elezioni anticipate in autunno in Italia. E’ bastata l’ipotesi di anticipare di qualche mese la fine della legislatura, dopo che sarebbe approvata la nuova legge elettorale, a mandare in rosso i listini milanesi e a spingere lo spread BTp-Bund a 10 anni ai massimi dal ballottaggio in Francia, ovvero a quasi 190 punti base. Nulla di allarmante ancora, ma non può che farci riflettere il paragone impietoso con la Spagna, che nel 2016 ha vissuto un anno di crisi politico-istituzionale senza precedenti in era post-franchista.
Il paese andò ad elezioni nel dicembre del 2015 e per la prima volta in 40 anni non è stato in grado di assegnare alcuna maggioranza a uno degli schieramenti politici in campo. Sono serviti nuove elezioni nel giugno dello scorso anno e 10 mesi serrati di trattative per formare il nuovo governo, rimasto nelle mani del Partito Popolare del premier Mariano Rajoy, il quale in Parlamento si regge solo sull’astensione di parte delle opposizioni, altrimenti non avrebbe i numeri sufficienti per proseguire il mandato.
Crisi politica esiste anche in Spagna
Due domeniche fa, la vittoria dell’ex segretario Pedro Sanchez alle primarie del Partito Socialista ha riportato in auge la possibilità di una ennesima crisi politica, essendo il rieletto leader contrario a qualsiasi patto di non belligeranza con il centro-destra, tanto che era stato costretto dal suo stesso partito alle dimissioni pochi mesi fa proprio per consentire la nascita di un esecutivo conservatore, evitando che lo stallo si trascinasse fino a rendere obbligatorie le terze elezioni in meno di un anno.
Nonostante ciò, lo spread tra i BTp e i Bonos resta a nostra sfavore e di molto: i titoli decennali emessi da Madrid rendono mediamente lo 0,65% in meno dei nostri, segno che il mercato nutre maggiore fiducia verso i conti pubblici spagnoli e la stessa stabilità politica del paese iberico.