I titoli di stato italiani hanno vissuto una seduta positiva nella giornata di ieri, reagendo bene alle dichiarazioni complessivamente da “falco” del governatore della Federal Reserve, Jerome Powell. Lo stesso spread decennale si è ristretto a meno di 133 punti base. Fino a martedì, flirtava con la soglia dei 140 punti. La curva dei BTp negli ultimi mesi sta diventando più ripida, man mano che assistiamo alla risalita dei rendimenti sovrani. Dalla fine di dicembre, ad esempio, il rendimento a 2 anni è sceso di 7 punti base, quello a 10 anni è salito di 16 punti.
Dunque, i rendimenti a breve termine stanno salendo meno velocemente di quelli a lungo termine. Cosa significa? Poiché i prezzi si muovono in direzione opposta, evidentemente essi stanno scivolando di più sul tratto lungo che non su quello breve della curva dei BTp. E a sua volta, ciò significa che gli obbligazionisti stanno vendendo maggiormente i bond lunghi.
Curva dei BTp, inflazione e tassi
A cosa è dovuto tale fenomeno? In genere, quando la curva dei rendimenti diventa più ripida, per l’economia è una buona notizia. Dobbiamo premettere che i rendimenti a breve captano perlopiù le condizioni monetarie vigenti e attese dal mercato. Invece, i rendimenti a lungo risentono delle aspettative d’inflazione. Il fatto che i rendimenti stiano salendo più sul tratto lungo sarebbe la spia di un surriscaldamento delle aspettative d’inflazione. Allo stesso tempo, il mercato si attende un rialzo dei tassi non immediato e non capace di tenere testa all’inflazione.
Proprio il rialzo dei tassi nell’aria, pur non nel breve, sta facendo diventare più ripida la curva dei BTp. Poiché il mercato si attende che i rendimenti saliranno con l’aumento del costo del denaro, preferiscono tenere in portafoglio le scadenze più brevi, in quanto meno volatili e con scadenze ravvicinate.