Lo spread tra BTp e Bund si sta assestando sopra i 170 punti base, con il decennale italiano a rendere intorno al 2,6% quello tedesco circa 0,9%. I bond sono oggetto di vendite nel mondo, principalmente per via del forte rialzo dell’inflazione. Le banche centrali si trovano costrette ad agire per centrare la stabilità dei prezzi e ciò si traduce in un rialzo dei tassi di mercato.
Timori per la crisi dell’economia
Le prossime mosse di politica monetaria alla BCE non sono scontate del tutto.
In realtà, anche se la BCE evitasse di alzare i tassi in estate e rinviasse l’avvio della stretta alla fine dell’anno o all’inizio del 2023, le prospettive per i BTp resterebbero negative. Infatti, il mantenimento di una politica monetaria fin troppo espansiva sarebbe la testimonianza delle paure per lo stato dell’economia nell’Eurozona. Stretta tra inflazione e guerra, il PIL nell’area potrebbe cadere in recessione. La Germania dovrebbe esserci ricaduta nel primo trimestre a meno di due anni dal tracollo patito con la pandemia.
Previsioni negative sui BTp
In genere, quando la crisi dell’economia divampa, i mercati fuggono dagli asset più rischiosi e si riparano nei cosiddetti “beni rifugio”. Essi sostanzialmente sono l’oro, il dollaro, il franco svizzero, lo yen e le obbligazioni. Queste ultime, però, stavolta soffrono per gli alti livelli d’inflazione. Si rivelano ancora troppo cari, pur con il rialzo dei rendimenti accusato negli ultimi mesi. Per i BTp, poi, tale scenario diventa ancora meno probabile.
Una crisi simile a quella vissuta nel 2011-’12 appare, tuttavia, improbabile. La BCE è dotata oramai di strumenti molto più avanzati di allora per spegnere i focolai d’incendio. Peraltro, il consenso politico attorno a tale difesa risulta oggi consolidato. Le divisioni riguardano semmai la previsione di espliciti meccanismi di difesa automatica dei bond contro gli spread. Ma il rischio sovrano sale. Il costo dei CDS sui BTp si è stabilizzato attorno ai 100 punti base, ai massimi dell’era Draghi.