Perché l’isolamento finanziario della Russia rischia di ritorcersi contro l’Occidente

Procede spedito l'isolamento finanziario della Russia voluto dall'Occidente contro l'invasione dell'Ucraina. Ecco gli effetti collaterali.
3 anni fa
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Isolamento finanziario della Russia

La Borsa di Mosca non apre da venerdì scorso e gli ETF in Europa segnalano cali per il mercato azionario russo fino all’85%. Le sanzioni dell’Occidente imposte sabato scorso hanno già fatto effetto. L’isolamento finanziario della Russia procede spedito e punta a punire non soltanto gli oligarchi vicini al presidente Vladimir Putin, bensì l’intero sistema economico nazionale, così che la popolazione si renda conto in quale disastro sia stata trascinata dal proprio leader.

Una delle misure più sensibili è stata l’espulsione di sette banche russe dallo SWIFT, il sistema dei pagamenti internazionale con sede nel Belgio.

Fuori dal circuito ci sono VTB Bank, Bank Rossiya, Bank Otkritie, Sovcombank, Novikombank, Promsvyazbank e VEB. Non sarà più possibile per questi istituti ricevere pagamenti a favore dei propri clienti. Per adesso, l’Occidente ha volutamente escluso Gazprombank, così che le forniture di gas all’Europa procedano senza intoppi formali.

Ma la vera misura “nucleare” è stata forse un’altra: il “congelamento” delle riserve valutarie della Banca di Russia. Ammontavano a 630 miliardi di dollari a fine 2021, di cui oltre 130 miliardi in oro. Per quasi la metà, risultano depositate proprio in Occidente. Questo significa che Mosca non potrà più reagire agevolmente al tracollo del rublo, non disponendo pienamente delle proprie stesse riserve. In risposta a tutto ciò, la banca centrale e il Ministero delle Finanze hanno imposto alle aziende esportatrici di convertire almeno l’80% dei ricavi in valuta straniera in rubli. Ieri, il divieto di distribuire cedole agli investitori stranieri sui titoli di stato in valuta locale. In sostanza, siamo all’imposizione dei controlli sui capitali.

La possibile fine di un’era per l’Occidente

Nel frattempo, i circuiti Visa e MasterCard hanno bloccato i pagamenti dei clienti delle banche russe sotto embargo. Questo ha impedito a milioni di cittadini di utilizzare carte di credito e bancomat per pagare il conto al ristorante e ai negozi.

Ne sono scaturite lunghe file dinnanzi agli ATM per ritirare il contante. Per evitare il prosciugamento dei conti correnti, le banche hanno autonomamente imposto limitazioni ai prelievi, in alcuni casi. A contribuire all’isolamento finanziario della Russia anche Apple Pay e Google Pay, che hanno sospeso il servizio di pagamento per i clienti russi.

In guerra, tutto è lecito per combattere e piegare il nemico. Ma queste sanzioni rischiano di farci vincere la battaglia e perdere la guerra. L’Occidente si fonda sul libero mercato, vale a dire su un capitalismo finanziario caratterizzato dalla (quasi) perfetta mobilità dei capitali e dalla massima sicurezza garantita ai loro detentori. Da ogni angolo della Terra, dai semplici risparmiatori ai grandi finanzieri fluisce verso il Nord America e l’Europa un’immensa liquidità che il nostro sistema finanziario riesce a mettere a frutto a beneficio delle nostre economie.

Se in questi anni, in particolare, abbiamo potuto permetterci la moglie ubriaca e la botte piena (tassi zero o negativi e inflazione nulla), è stato possibile solo grazie alla credibilità e alla reputazione di cui gode il nostro sistema finanziario. Se così non fosse stato, l’azzeramento dei tassi d’interesse avrebbe provocato l’estremo indebolimento dei cambi e, di conseguenza, l’accelerazione dei tassi d’inflazione. Invece, poiché la finanza mondiale si fida ciecamente del nostro impianto anche normativo cosiddetto “rules based”, la liquidità ha continuato a fluire abbondantemente, consentendoci di godere di denaro a bassissimo costo e senza alcuno spettro dell’inflazione.

Dall’isolamento finanziario russo all’effetto boomerang

Dopo quanto accaduto in questi giorni con la Russia, siamo sicuri che il resto del mondo rimanga convinto della bontà del nostro sistema finanziario? Perché mai un investitore di uno stato geopoliticamente non allineato all’Occidente dovrebbe portarci il suo denaro a cuor leggero, sapendo che nel caso di conflitto con il suo paese d’origine glielo “congeleremmo” anche in riferimento a servizi elementari? Non è la prima volta che sanzioni del genere siano comminate dall’Occidente, ma mai era avvenuto contro un’economia dalle dimensioni di quella russa.

Finché nel mirino ci sono state realtà come Iran e Venezuela, è stata una cosa. Adesso, siamo al salto di qualità.

Attenzione all’effetto boomerang nel lungo periodo. Va da sé che la Russia si sposterà verso la sfera d’influenza della Cina, la quale si porrà alla guida di quella grossa parte del mondo sempre più tentata di allentare i suoi rapporti con l’Occidente. I flussi dei capitali, che oggi diamo per certi e ci fanno spesso ignorare le basilari leggi dell’economia, non saranno più scontati in futuro. Se non ci atteniamo alla libertà del mercato, rispettando l’intangibilità dei capitali, prima o poi buona parte degli investitori ci girerà le spalle. Sarebbe la fine di una lunga era di benessere. Non godremmo più probabilmente di mutui a tassi così infimi, mentre avremmo a che fare con tassi d’inflazione non più marginali. Sarebbe una vittoria di chi, come i russi oggi, detesta il nostro sistema economico, politico e sociale. Riuscirebbe a renderci con il tempo più simili al proprio mondo, che eppure stiamo combattendo in questa fase con tutte le nostre forze per non soccombere.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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