Tutti i partiti in piena campagna elettorale stanno chiedendo al governo Draghi l’adozione di misure per contrastare il caro bollette. Famiglie e imprese stanno sostenendo costi esorbitanti per le utenze di luce e gas. Il rischio di disordini sociali monta, così come di una grave recessione economica. Ma il premier sta resistendo all’ipotesi di ricorrere a un nuovo scostamento di bilancio. L’espressione potrà apparire oscura, tecnica ai più. Si tratta del ricorso all’indebitamento per finanziare misure straordinarie.
I motivi del ‘no’ allo scostamento di bilancio
Nel biennio 2020-’21, i governi Conte-bis e Draghi sono ricorsi allo scostamento di bilancio per sei volte e complessivi 180 miliardi di euro, di cui cinque volte sotto il primo primo per 140 miliardi e una sola volta sotto il secondo per 40 miliardi. In pratica, per fronteggiare la pandemia l’extra-deficit ci è costato qualcosa come oltre 10 punti di PIL. La Lega, in particolare, chiede che il caro bollette sia affrontato facendo fino a 30 miliardi di nuovo deficit. Ma Draghi resta contrario. Perché?
Effettivamente, dopo 180 miliardi spesi non sempre con oculatezza nel biennio passato – si pensi ai banchi a rotelle e alla pioggia di bonus – viene difficile capire tutta questa resistenza a un ennesimo scostamento di bilancio. Eppure Draghi ha le sue ragioni. In primis, proprio perché abbiamo dovuto aumentare enormemente il debito pubblico con la pandemia diventa adesso necessario iniziare a risanare i conti pubblici. Secondariamente, le condizioni di mercato sono profondamente diverse: la BCE poté reagire nella primavera del 2020 con il varo del PEPP e la Commissione con il Recovery Fund. I rendimenti sovrani crollarono e così i governi poterono finanziare le spese contro il Covid a interessi sostanzialmente zero o persino negativi.
Condizioni di mercato peggiorate
Invece, a causa dell’esplosione dell’inflazione, adesso la BCE è costretta ad alzare i tassi d’interesse e a ridurre la liquidità in circolazione. Pertanto, indebitarsi oggi significa fare i conti con il mercato. E, soprattutto, segnalare a quest’ultimo l’accresciuto rischio sovrano, con la conseguenza che lo spread esploderebbe ulteriormente. In altre parole, gli investitori ci punirebbero.
Infine, Draghi ritiene che un nuovo scostamento di bilancio non rientri tra gli “affari correnti” per cui resta in carico il suo governo dimissionario. Obiezione facilmente aggirabile con un voto a larga maggioranza del Parlamento. Data la situazione, esso sarebbe persino all’unanimità. C’è da dire, poi, che lo stesso Draghi avrebbe nei fatti aumentato il debito senza alcuna dichiarazione formale. Ad oggi, ha finanziato gli aiuti a famiglie e imprese per quasi 50 miliardi, di cui una quarantina attingendo all’extra-gettito fiscale alimentato dall’inflazione. Il resto è stato coperto da una tassa sugli extra-profitti delle società energetiche. Peccato che, a fronte dei 10 miliardi attesi nell’anno, ne incasserebbe non più di 1. Di fatto, vi sarebbe già uno scostamento di bilancio di 9 miliardi per il caro bollette.