Nel giro di una settimana, il prezzo dell’oro è salito di 25 dollari l’oncia, guadagnando circa l’1,4% e portandosi sopra 1.810 dollari nella seduta di ieri. Negli stessi giorni, però, i rendimenti sovrani e corporate sono risaliti drasticamente in tutto il mercato. Basti pensare che il Treasury a 10 anni, spinto dagli ottimi dati sul lavoro USA a gennaio, abbia superato l’1,90%. Non offriva così tanto da oltre due anni e mezzo. Il mercato si attende adesso che la Federal Reserve alzi i tassi d’interesse di 5 o finanche 6 volte nel corso dell’anno, da 25 punti base alla volta.
In genere, il prezzo dell’oro e i tassi si muovono in direzione opposta. Se le obbligazioni rendono di più, viene meno l’impulso ad acquistare il metallo a scopo d’investimento. Come si spiega, dunque, la contestuale lievitazione per entrambi? Iniziamo dal cambio euro-dollaro, che si è portato sopra 1,14. Ad essere cambiate, infatti, sono le aspettative sui tassi anche nell’Eurozona, dove adesso il mercato crede che sui depositi overnight a fine anno la BCE imporrà lo 0% dal -0,50%. Poiché la divergenza monetaria con gli USA si ridurrebbe, ecco che il dollaro perde terreno contro l’euro. E un dollaro più debole favorisce il prezzo dell’oro, che non dimentichiamoci essere quotato e scambiato proprio nella divisa americana.
Prezzo dell’oro e tassi con la reflazione
Altro aspetto riguarda le tensioni geopolitiche, le quali sono concausa del boom dell’inflazione nel mondo. Russia e Occidente sono ai ferri corti sulla crisi ucraina e per questo le quotazioni di gas e petrolio sono salite alle stelle, rinvigorendo i prezzi al consumo ovunque. E quando nel mondo dilaga la paura, gli investitori comprano oro per mettersi al sicuro, il cui prezzo inevitabilmente cresce. Infine, i timori per l’inflazione stanno oscurando il rialzo in corso dei rendimenti.
Il prezzo dell’oro sta beneficiando di questa fase, nonostante avremmo detto diversamente guardando solamente al fattore tassi. Il punto è anche che serpeggia la paura sui mercati finanziari per la possibile fonte di instabilità provocata dalla stretta monetaria globale. E’ dalla crisi finanziaria globale del 2008-’09 che le banche centrali iniettano liquidità, monetizzano i debiti e l’inflazione neppure si fa vedere. In pochi mesi, lo scenario è mutato repentinamente. Oggi, il pianeta è molto più indebitato di una decina di anni fa. Cosa succederà a questa montagna di debiti con tassi in aumento?