Perché prendi una pensione più bassa della minima a 67 anni

Ecco a chi non spetta una pensione più alta e deve accontentarsi di una pensione anche al di sotto del trattamento minimo INPS.
3 giorni fa
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Perché prendi una pensione più bassa della minima a 67 anni
Foto © Investireoggi

Aumenti delle pensioni più basse, incremento delle minime, extra rivalutazione e rivalutazione. Sono i termini maggiormente gettonati oggi, perché a gennaio c’è chi si attende aumenti di pensione. Da anni, sulle pensioni più basse, i legislatori prevedono incrementi aggiuntivi rispetto alla classica perequazione. Aumenti extra sulla pensione minima, ma per alcuni lavoratori arrivare a percepire le cifre di cui si sente parlare equivale a un vero e proprio miraggio.

In effetti, esistono misure che non prevedono alcuna integrazione al trattamento minimo, nessuna maggiorazione e nessun importo aggiuntivo.

In barba all’incremento al milione di berlusconiana memoria, alla maggiorazione sociale e così via. Ci sono pensionati che non hanno diritto a nessuna somma extra. Alla luce di tutto questo, oggi andremo a capire perché prendi una pensione più bassa della minima, sia a 67 anni sia prima.

Perché prendi una pensione più bassa della minima a 67 anni

In genere, se un pensionato si rende conto di percepire un trattamento troppo basso, dovrebbe controllare le voci che compongono la pensione per verificare se effettivamente ha diritto a emolumenti aggiuntivi. Capita spesso che un pensionato non riceva una pensione corretta perché non ha mai richiesto le integrazioni al trattamento minimo, le maggiorazioni sociali, i trattamenti di famiglia e così via.

Sono somme extra che il pensionato deve chiedere se ne ha diritto, altrimenti l’INPS non le eroga automaticamente.
E quando queste cifre in più non vengono richieste, si finisce con i diritti inespressi, ovvero con soldi che restano all’INPS e non possono più essere recuperati se trascorrono 5 anni per la prescrizione.

Ecco quando la domanda di ricostituzione non serve a far salire la pensione

Presentare all’INPS la domanda di ricostituzione della pensione potrebbe consentire a chi ha diritti inespressi di recuperarli e di ottenere un trattamento migliore, dicendo addio a una pensione troppo bassa.

Ma oggi parliamo di chi non ha diritto a nulla sulla sua pensione e prende ciò che gli spetta in base ai contributi versati, anche se ha un importo inferiore alle soglie minime di cui tanto si parla.

Per esempio, chi non ha versamenti contributivi prima del 1996 può ottenere la pensione di vecchiaia a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi. Purché l’importo non sia inferiore a quello dell’assegno sociale. Addirittura, per questi soggetti, se la pensione risulta più bassa dell’assegno sociale non è possibile percepirla. L’assegno sociale del 2024 è pari a 534,41 euro al mese. Mentre la pensione minima è di 598,61 euro al mese.

Inoltre, per chi ha una pensione integrata al minimo, nel 2024 il governo ha deciso un aumento extra del 2,7%. Che di fatto l’ha portata a 614,77 euro. Tuttavia, le pensioni contributive non sono integrate al trattamento minimo e non godono di maggiorazioni sociali. Essendo calcolate esclusivamente sul montante dei contributi versati, ciò che si versa è ciò che l’INPS considera nel calcolo.

Ecco perché molti pensionati con il primo accredito contributivo successivo al 1995 percepiscono trattamenti ampiamente inferiori al trattamento minimo INPS.

Niente integrazioni e niente maggiorazioni sociali, per i contributivi pensioni basse e al di sotto della soglia minima

Anche chi va in pensione di vecchiaia solo a 71 anni – perché a 67 non aveva raggiunto una pensione pari all’assegno sociale (o a 1,5 volte l’assegno sociale come in passato) o perché non aveva completato i 20 anni di contributi – è assoggettato alle stesse regole.

Niente maggiorazioni e niente integrazioni per chi rientra nella pensione di vecchiaia a 71 anni. Quando bastano solo 5 anni di contributi e non ci sono limiti di importo. Anche questa pensione è destinata a chi ha una carriera di contribuzione solo successiva al 1995.

E niente integrazioni, maggiorazioni né trattamenti di famiglia, e nemmeno tredicesima aggiuntiva, per chi va in pensione con l’Ape sociale.

In questi casi, però, parlare di pensioni basse e al di sotto del trattamento minimo è improprio. Dato che per accedere all’Ape sociale occorrono almeno 30 anni di versamenti.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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