Aumenti delle pensioni più basse, incremento delle minime, extra rivalutazione e rivalutazione. Sono i termini maggiormente gettonati oggi, perché a gennaio c’è chi si attende aumenti di pensione. Da anni, sulle pensioni più basse, i legislatori prevedono incrementi aggiuntivi rispetto alla classica perequazione. Aumenti extra sulla pensione minima, ma per alcuni lavoratori arrivare a percepire le cifre di cui si sente parlare equivale a un vero e proprio miraggio.
In effetti, esistono misure che non prevedono alcuna integrazione al trattamento minimo, nessuna maggiorazione e nessun importo aggiuntivo.
Perché prendi una pensione più bassa della minima a 67 anni
In genere, se un pensionato si rende conto di percepire un trattamento troppo basso, dovrebbe controllare le voci che compongono la pensione per verificare se effettivamente ha diritto a emolumenti aggiuntivi. Capita spesso che un pensionato non riceva una pensione corretta perché non ha mai richiesto le integrazioni al trattamento minimo, le maggiorazioni sociali, i trattamenti di famiglia e così via.
Sono somme extra che il pensionato deve chiedere se ne ha diritto, altrimenti l’INPS non le eroga automaticamente.
E quando queste cifre in più non vengono richieste, si finisce con i diritti inespressi, ovvero con soldi che restano all’INPS e non possono più essere recuperati se trascorrono 5 anni per la prescrizione.
Ecco quando la domanda di ricostituzione non serve a far salire la pensione
Presentare all’INPS la domanda di ricostituzione della pensione potrebbe consentire a chi ha diritti inespressi di recuperarli e di ottenere un trattamento migliore, dicendo addio a una pensione troppo bassa.
Per esempio, chi non ha versamenti contributivi prima del 1996 può ottenere la pensione di vecchiaia a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi. Purché l’importo non sia inferiore a quello dell’assegno sociale. Addirittura, per questi soggetti, se la pensione risulta più bassa dell’assegno sociale non è possibile percepirla. L’assegno sociale del 2024 è pari a 534,41 euro al mese. Mentre la pensione minima è di 598,61 euro al mese.
Inoltre, per chi ha una pensione integrata al minimo, nel 2024 il governo ha deciso un aumento extra del 2,7%. Che di fatto l’ha portata a 614,77 euro. Tuttavia, le pensioni contributive non sono integrate al trattamento minimo e non godono di maggiorazioni sociali. Essendo calcolate esclusivamente sul montante dei contributi versati, ciò che si versa è ciò che l’INPS considera nel calcolo.
Ecco perché molti pensionati con il primo accredito contributivo successivo al 1995 percepiscono trattamenti ampiamente inferiori al trattamento minimo INPS.
Niente integrazioni e niente maggiorazioni sociali, per i contributivi pensioni basse e al di sotto della soglia minima
Anche chi va in pensione di vecchiaia solo a 71 anni – perché a 67 non aveva raggiunto una pensione pari all’assegno sociale (o a 1,5 volte l’assegno sociale come in passato) o perché non aveva completato i 20 anni di contributi – è assoggettato alle stesse regole.
Niente maggiorazioni e niente integrazioni per chi rientra nella pensione di vecchiaia a 71 anni. Quando bastano solo 5 anni di contributi e non ci sono limiti di importo. Anche questa pensione è destinata a chi ha una carriera di contribuzione solo successiva al 1995.
E niente integrazioni, maggiorazioni né trattamenti di famiglia, e nemmeno tredicesima aggiuntiva, per chi va in pensione con l’Ape sociale.