Perché se la pensione viene rivalutata si parla di tagli: l’adeguamento spiegato facile per tutti

La rivalutazione delle pensioni all’inflazione del 2023 sarà del 5,4%. Gli aumenti saranno pieno solo per fino a 2.500 euro lordi.
1 anno fa
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Pensioni
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Le pensioni nel 2024 saranno rivalutate del 5,4%. Non è ancora ufficiale, visto che si attende il decreto del Ministero del Lavoro, ma secondo i dati forniti dall’Istat sull’inflazione 2023 e in base ai calcoli effettuati dagli esperti, la percentuale di incremento di oltre 16 milioni di assegni dovrebbe essere questa.

Si parla più tecnicamente di perequazione automatica, cioè di quel meccanismo che permette di adeguare l’importo delle pensioni in pagamento al costo della vita che ogni anno cresce. Tuttavia dal 2023 non tutte le pensioni cresceranno in maniera eguale, solo quelle più basse saranno rivalutate pienamente, mentre quelle più alte subiranno dei tagli.

Rivalutazione delle pensioni al 100% solo fino a 2.550 euro

Cosa significa esattamente? Secondo quanto previsto dalla legge di bilancio 2023 le rivalutazioni sono piene solo per coloro che percepiscono pensioni fino a 2.550 euro lordi al mese. Oltre tale cifra, l’importo tende a essere rivalutato in maniera più bassa in relazione all’ammontare del trattamento. In altre parole, più è alta la pensione e meno viene rivalutata in base al costo della vita.

Si parla in questo senso di tagli alle pensioni. A tal fine sono state individuate 6 fasce di rivalutazione in base al reddito. Solo la prima fascia otterrà l’adeguamento pieno del 5,4% per il 2023. Le altre cinque fasce subiranno delle riduzioni fino all’ultima, quella che riguarda le pensioni d’oro, che vedrà un taglio di circa quattro quinti.

Per le pensioni minime, inoltre, è previsto da gennaio 2024 un incremento aggiuntivo del 2,7%. Ma solo per quest’anno, oltre alla percentuale di adeguamento che sarà confermata dal Governo nella misura del 5,4%.

Le fasce della perequazione automatica

In base a quanto previsto dalla legge di bilancio, le fasce di rivalutazione delle pensioni dovrebbero restare più o meno invariate. A eccezione dell’ultima, quella superiore a 10 volte l’importo del trattamento minimo, che subirà un ulteriore taglio rispetto allo scorso anno.

Mentre l’indice di rivalutazione della seconda fascia, quella relativa alle pensioni di importo compreso fra 4 e 5 volte il trattamento minimo dovrebbero salire del 5%.

Il nuovo schema di adeguamento degli importi pensionistici sarà quindi:

  • 100% fino a 4 volte il trattamento minimo;
  • 90% da 4 a 5 volte il trattamento minimo;
  • 53% da 5 a 6 volte il trattamento minimo;
  • 47% da 6 a 8 volte il trattamento minimo;
  • 37% da 8 a 10 volte il trattamento minimo;
  • 22% oltre le 10 volte il trattamento minimo.

Nel frattempo non si fermano le proteste dei pensionati più benestanti contro i tagli imposti dal governo Meloni. I dirigenti fanno causa allo Stato e hanno avviato l’iter per chiedere al Giudice di sollevare la questione di legittimità innanzi alla Corte Costituzionale.

Oltre la metà delle pensioni è inferiore a 2.500 euro al mese

I tagli della rivalutazione delle pensioni saranno nel complesso limitati al 46% circa del totale delle pensioni, circa 7,45 milioni di assegni in pagamento. Il restante 54% è composto da pensionati che percepiscono rendite fino a 2.550 euro al mese. Mentre solo il 7,7% del totale prende una pensione superiore a 2.820 euro al mese.

Il taglio della rivalutazione di dieci punti percentuali ai pensionati d’oro determinerà un risparmio di 135 milioni di euro nel 2024. Soldi che andranno a compensare l’aumento del 5% previsto a favore dei pensionati rientranti nella seconda fascia.

Riassumendo…

  • Le pensioni nel 2024 aumenteranno di circa il 5,4% solo per gli importi più bassi.
  • Per chi prende più di 2.550 euro al mese scattano i tagli sugli adeguamenti 2023.
  • Confermate con la finanziaria le 6 fasce di rivalutazione delle pensioni.
  • Le pensioni d’oro subiranno altri tagli rispetto allo scorso anno.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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