In Italia c’è una normativa importante che riguarda l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone con disabilità. È la c.d. Legge 104 che stabilisce una serie di benefici e agevolazioni sia per le persone con disabilità sia per i loro familiari o chi se ne prende cura. Tra i vari aspetti trattati dalla legge, alcuni dei punti salienti includono:
Diritto all’integrazione scolastica e lavorativa: garantisce l’accesso all’istruzione e al mondo del lavoro, promuovendo l’integrazione sociale.
- Agevolazioni fiscali: prevede esenzioni e detrazioni fiscali per le persone con disabilità e per i loro familiari;
- Permessi lavorativi (c.d. permessi 104): offre ai lavoratori che assistono un familiare con disabilità gravi la possibilità di usufruire di permessi retribuiti e di orari di lavoro flessibili. In particolare, i lavoratori hanno diritto a 3 giorni di permesso al mese, retribuiti, per l’assistenza a un familiare con disabilità in situazione di gravità accertata;
- Parcheggi e accessibilità: fornisce pass e permessi speciali per il parcheggio e migliora l’accessibilità agli edifici pubblici e ai servizi;
- Sostegno all’autonomia e alla vita indipendente: include misure per promuovere l’autonomia delle persone con disabilità, come l’assistenza domiciliare e l’adattamento degli ambienti di vita;
- Tutela giuridica: stabilisce diritti specifici per la tutela legale delle persone con disabilità, promuovendo la loro dignità e protezione contro forme di discriminazione.
Non si tratta di tutele automatiche. Nel senso che per averle è necessario fare domanda. Ad esempio, il diritto a chiedere al datore di lavoro permessi 104 presuppone la preventiva domanda. Una richiesta che potrebbe anche essere rigettata. E qui si apre la questione delle azioni possibili a cui è possibile ricorrere a fronte del rigetto della domanda permessi 104.
L’abuso dei permessi è punito
Non solo agevolazioni fiscali per disabili, come ad esempio l’esenzione bollo auto disabili. Ci sono agevolazioni dirette anche per i lavoratori.
- genitori, anche adottivi o affidatari, di figli disabili in situazione di gravità;
- coniuge, la parte dell’unione civile, il convivente di fatto, i parenti o affini entro il terzo grado di familiari disabili in situazione di gravità.
Anzi può chiederli anche il lavoratore disabile per sé stesso.
L’assenza dal lavoro è, comunque, retribuita. Attenzione, tuttavia, a non abusarne. Chi viene scovato a usare permessi 104 per finalità diverse dallo scopo, rischia severe sanzioni fino al licenziamento per giusta causa.
Permessi 104, il rigetto della domanda: cosa fare?
La domanda permessi 104 non deve farsi al datore di lavoro, nel senso che a questi occorre solo comunicare il giorno o le ore in cui ci si assenterà. La richiesta permessi 104 deve farsi all’INPS. Si tratta di una sorta di autorizzazione che si presenta una sola volta.
In pratica il lavoratore presenta domanda all’INPS. L’istituto dopo aver accertato l’esistenza della disabilità del familiare e tutti gli altri presupposti, concede autorizzazione al lavoratore a poter chiedere permessi 104 in azienda. La richiesta di autorizzazione all’INPS si presenta una sola volta e non ogni volta che bisogna assentarsi dal lavoro.
Non sempre l’INPS accoglie la domanda. In alcuni casi potrebbe essere respinta. In tal caso, il provvedimento di rigetto ne indica anche le motivazioni. Ad ogni modo, contro i provvedimenti di reiezione delle domande di permessi 104, è possibile fare ricorso al comitato provinciale della struttura territoriale INPS competente rispetto alla residenza del lavoratore. Il ricorso al comitato provinciale non preclude, comunque, la possibilità di adire le vie giudiziarie ordinarie.
Riassumendo…
- tra le tutele della legge 104 rientrano i permessi retribuiti
- i permessi 104, si concretizzano nella possibilità per il lavoratore dipendente di assentarsi dal lavoro per 3 giorni al mese frazionabili anche in ore
- la finalità è l’assistenza al familiare disabile
- li può chiedere anche il lavoratore disabile per sé stesso
- la domanda permessi 104 si deve fare all’INPS
- contro il rigetto della domanda si può fare ricorso al comitato provinciale INPS o anche per vie giudiziarie.