Posso prendere la malattia o devo chiedere ferie e giorni di permesso? In alcuni casi borderline i lavoratori non sono consapevoli dei loro diritti. Tra malattia e permessi lavoro di altro tipo cambiano tante cose: in primis che la prima è pagata dall’Inps. Ma ci sono anche regole diverse per la visita fiscale etc. Ci siamo già occupati del caso del lavoratore stanco o stressato che vorrebbe usufruire della malattia per riposarsi e della proposta di legge di congedo nei giorni delle mestruazioni in caso di ciclo doloroso. Oggi analizzeremo altri due casi che spesso fanno sorgere il dubbio tra malattia e permesso lavoro.
Intervento estetico: si ha diritto alla malattia al lavoro?
Quali sono le regole per i ritocchi estetici? Rientrano nella malattia? Occorre fare una distinzione di base: l’operazione è a scopo terapeutico o si tratta solo di un ritocchino estetico? Nel primo caso (così come se viene appurato che l’intervento serve a superare un complesso fisico o psicologico o a porre rimedio ad una precedente operazione non riuscita) viene riconosciuta la malattia, nel secondo invece il dipendente non può farsi pagare i giorni di assenza da lavoro dall’Inps e deve attingere a ferie o permessi. Può anche capitare che il medico curante abbia concesso la malattia ma, in caso di visita fiscale, il medico Inps appurerà che la convalescenza è legata solo ad un intervento di natura estetica e, quindi, potrà chiedere la restituzione dell’indennità di malattia eventualmente già erogata. Se l’operazione è mirata solo a correggere un difetto estetico, l’assenza non può essere indennizzata come malattia neanche nel caso in cui l’intervento abbia causato un’incapacità temporanea assoluta al lavoro specifico. Diverso è il caso in cui invece l’intervento non abbia funzione esclusivamente estetica ma serva a correggere un difetto che ha determinato nel lavoratore complessi psicologici ed episodi di depressione.
Prendere la malattia per fare un figlio: assenza per procreazione assistita
La fecondazione assistita può essere considerato, ai fini del riconoscimento dell’assenza per malattia, come un trattamento medico contro problemi di sterilità (visto che quest’ultima è condizione assoluta per poter ricorrere alla fecondazione in vitro)?
Va premesso che la fecondazione assistita è un percorso che segue più fasi: dalla stimolazione ovarica al prelievo degli ovociti in day hospital, dal cd transfer (trasferimento degli embrioni nell’utero, effettuato sempre in day hospital) alla fase di riposo per favorire l’impianto dell’embrione.
Nonostante la fecondazione assistita non sia considerata una malattia nella catalogazione classica, l’Inps riconosce alle coppie che intraprendono questo delicato cammino per la procreazione, il diritto all’assenza retribuita dal lavoro. Nello specifico si prevedono: una settimana prima del transfer (trasferimento dell’embrione nell’utero) e due settimane dopo il transfer più ovviamente i day hospital. Al lavoratore invece, per il prelievo di spermatozoi, può essere concesso un periodo di assenza retribuita fino a 10 giorni.
Ovviamente occorrono i certificati della clinica o dell’ospedale. E in caso di fecondazione assistita all’estero? I diritti restano gli stessi ma bisognerà presentare all’Inps via fax l’indirizzo del domicilio all’estero (ad esempio l’hotel in cui si alloggia) e, una volta che rientri in Italia, confermare il cambio di indirizzo di reperibilità per la visita fiscale.