Stimata la presentazione di 2 milioni di domande per poter lavorare come personale ATA nelle scuole. La stima riguarda il numero di richieste per l’aggiornamento o il primo inserimento nelle graduatorie di III fascia ATA valide dal 2017 al 2020 per poter lavorare come collaboratore scolastico, assistente amministrativo o tecnico nella scuola pubblica.
Al momento, in tutte le scuole italiane, ci sono 12 mila posti di organico di diritto liberi a cui va aggiunta una quota di posti con contratti fino al 30 giugno del 2018 per arrivare a circa a 20mila posti disponibili.
Di chi presenterà domanda di inserimento in graduatoria, quindi, lavorerà 1 su 100. Il governo, a partire da quest’anno, ha caricato le scuole pubbliche anche della verifica delle vaccinazione degli iscritti senza preoccuparsi di assumere personale amministrativo di supporto per svolgere questo ulteriore onere e con le immissioni in ruolo sono stati assunti soltanto 1227 assistenti amministrativi che corrispondo ad un applicato di segreteria ogni 8 scuole.
Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, precisa che fa pensare questo alto interesse per lavorare nella scuola, peraltro per compensi sempre più bassi, meno di mille euro al mese, i più bassi della Pubblica Amministrazione, se si fa riferimento alle tabelle dell’ultimo Contratto collettivo nazionale, nonostante le mansioni e responsabilità siano cresciute in modo esponenziale. Significa che la scuola rappresenta ancora un punto fermo nella società, sia per gli studenti che per chi vi opera al loro servizio. Malgrado i Governi facciano di tutto per scoraggiare. Ormai siamo al risparmio ad oltranza. Gli stessi precari più fortunati che stipuleranno un contratto annuale, pur lavorando su posti vacanti e disponibili, si ritroveranno tra le mani una supplenza priva delle mensilità di luglio e agosto. Salvo rari casi decisi dai dirigenti scolastici per cause di forza maggiore, saranno così costretti a presentare ricorso per recuperare gli stipendi dei mesi estivi, sottratti in modo illegittimo.